The zero theorem a febbraio nelle sale

The zero theorem a febbraio nelle sale

Terry Gilliam torna a ipotizzare il futuro con The zero theorem, dopo Brasil e L'esercito delle dodici scimmie, come cambierà la nostra vita nell'era delle informazioni e relazioni digitali?

Il futuro,  di nuovo – Terry Gilliam colpisce ancora,uno dei registi più controversi e visionari propone la sua ultima opera nella quale ipotizza scenari di un futuro prossimo. Non è la prima volta che si trova a trattare questo tema, a lui caro, i lettori ricorderanno forse il successo di Brazil, o le inquietanti ricostruzioni di L’esercito delle dodici scimmie. Ebbene Gilliam torna a interrogarsi sul futuro, non si è mai interessato troppo dell’aspetto tecnologico quanto più di come andranno a modularsi le relazioni umane, quanto cambierà il senso delle cose e la nostra presenza nel mondo. Vedere il trailer significa iniziare il conto alla rovescia per l’uscita nelle sale, in quanto torna  a occuparsi di fantascienza come solo lui sa fare.

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La realtà è sopravvalutata – In The zero theorem Gilliam si trova a dirigere un bel cast, dal protagonista Christoph Waltz, un uomo senza affetti che si isola nel suo lavoro, all’amministratore Matt Damon, alla bella Melanie Thierry, passando per i dottori Tilda Swinton e Ben Wishaw. Il nucleo intorno al  quale si concentra il film sembra esser dichiarato da Gilliam con una semplice frase caustica: ”Oggi Dio è stato sostituito dal culto per la tecnologia”. Questo passaggio ideologico socialmente condiviso ha gradualmente ma sostanzialmente modificato tutta la nostra vita. L’ accesso alle informazioni ci ha resi liberi, il loro controllo sul web, l’uso che ne possono fare i governi a nostra insaputa ci ha resi di nuovo schiavi. La consapevolezza è l’unica soluzione, sembra suggerire il regista, e nel mentre sul grande schermo una delle telecamere di sicurezza inquadra il pubblico in sala.

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Come finisce il futuro – Per ora il finale ha suscitato reazioni molto differenti, come sempre accade ai lavori di Gilliam. Il regista ha spiegato a Wired la sua ossessione per i finali ambigui: ”Mi piacciono i finali che lasciano spazio all’interpretazione del pubblico: non sono io quello che deve dare risposte. Voglio che le persone non abbiano una soluzione predefinita, ma che pensino, che vadano a cena dopo il film e invece di twittare per dire se è bello o brutto aprano un bel dibattito al riguardo.”

C’è grande attesa per questa uscita nelle sale italiane, e senza spoilerarvi nulla, Female world si permette solo di avvertirvi che The zero theorem, è uno di quei film da vedere fin oltre i titoli di coda.

 

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