Vittima di stupro umiliata dal giudice: “Non potevi chiudere le gambe?”

Vittima di stupro umiliata dal giudice: “Non potevi chiudere le gambe?”

“Perché non hai tenuto le gambe chiuse?” è stato questo l'interrogativo che il giudice Robin Camp ha rivolto alla ragazza vittima di stupro

Sembra davvero surreale dover riportare questa storia, eppure quanto successo in Canada non può assolutamente essere messo a tacere e non può non essere raccontato, non fosse per altro se non per palesare al mondo intero l’inettitudine di alcuni uomini che considerano le donne le vere colpevoli della violenza a cui molte di queste sono sottoposte quotidianamente. Protagonista di questa assurda vicenda è Robin Camp, giudice canadese chiamato a presiedere durante il processo a Scott Wagner.

Vittima di stupro

Il processo a Scott Wagner per stupro e la frase shock del giudice alla vittima

L’imputato, Scott Wagner, era stato accusato di aggressione e violenza sessuale ai danni di una ragazza di 19 anni. La violenza sarebbe avvenuta durante una festa in casa a Calgary, in Canada: Scott Wagner avrebbe condotto la sua vittima in un bagno e avrebbe abusato sessualmente di lei su un lavandino, facendole più volte violenza ed impedendole di chiedere aiuto. La ragazza, che dimostrando una grande forza d’animo è riuscita a denunciare quanto accadutole durante quella terribile serata, non sapeva però che in quell’aula di tribunale proprio lei, che è stata vittima di stupro, sarebbe stata trasformata dal giudice in imputata. Il motivo? La ragazza avrebbe potuto chiudere le gambe e non farsi penetrare da Scott Wagner.

La domanda del giudice alla ragazza vittima di stupro: “Non potevi chiudere le gambe?”

“Perché non hai tenuto le gambe chiuse?” o ancora: “Perché non hai spinto il sedere nel lavandino in modo che non potesse penetrarti?” – sono stati questi gli interrogativi che il giudice Robin Camp ha rivolto alla ragazza vittima di un brutale stupro. Agli occhi della giovanissima, non solo il suo sforzo di denunciare quanto accaduto è risultato vano – visto che Scott Wagner, il suo stupratore, è stato prosciolto da ogni accusa – ma si è vista lei stessa messa al banco degli imputati, quasi fosse stata colpa sua la violenza che aveva subito su quel lavandino a quella festa, quasi fosse stata lei ad aver incitato l’uomo ma soprattutto a non aver fatto nulla per non far compiere a Scott Wagner quell’insana violenza. Eppure, secondo l’interpretazione aberrante del giudice canadese, “se lei avesse chiuso le gambe, se lei avesse spinto il sedere sul lavandino, non ci sarebbe stata nessuna violenza”.

Quattro professori di diritto della Dalhousie University e della University of Calgary hanno registrato un atteggiamento “sprezzante, se non proprio di disprezzo” nei confronti delle leggi sulla violenza sessuale e hanno denunciato Robin Camp, che è finito sotto processo e che ora, dall’alto del banco del giudice, è passato dietro al banco degli imputati.

COMMENTI

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  • comment-avatar

    […] realtà era proibito. Ripetevo ogni azione commessa quella notte e mi convincevo fosse sesso e non stupro, ma era una bugia. Quando ho finalmente realizzato e accettato ciò che avevo fatto, non potevo […]