La violenza sulle donne, rappresentata e banalizzata nei servizi di moda, è diventata "glamour"
Violenza sulle donne e moda – Siamo abituati, dai cartelloni pubblicitari al televisore di casa nostra, a vedere immagini di donne stereotipate, avvolte nei ruoli che sono stati loro imposti, di casalinga o di “donna-desiderio”. Se ormai il sessimo mediatico è diventato, però, oggetto di una legge, pur continuando –ostinatamente – a perseverare, i messaggi che ci arrivano dal campo della moda sono più sottili e più difficili da individuare, eppure altrettanto pericolosi. E’ questo il caso della violenza sulle donne, spesso rappresentata o in campagne contro questo tipo di violenza –campagne che, pur avendo il pregio di sensibilizzare il pubblico sul tema, tuttavia non riescono ad allontanarsi dai tradizionali cliché della donna martire con l’occhio nero – o in servizi fotografici per grandi nomi della moda: donne con schizzi di sangue, donne circondate da numerosi gruppi di uomini (che ricordano non così indirettamente uno stupro di gruppo), donne cadaveriche strangolate su un divano, ma sempre rigorosamente belle, truccate e ben vestite. Sembra essere questa, ultimamente, la tendenza verso cui va il campo della moda.
Mistificazione della violenza – Non è difficile capire il processo cui si è andati incontro: una progressiva, inesorabile mistificazione della violenza sulle donne, estetizzata ed esaltata, principale soggetto di questi shooting fotografici. Ancora una volta, il corpo della donna si presta ad una rappresentazione stereotipata (rigorosamente bella e con le giuste misure) a cui si aggiunge il surplus della forza bruta, che diventa pericolosa ed eccitante se vista su un cartellone pubblicitario. Eppure quella violenza che vediamo, magari nelle pubblicità di Dolce&Gabbana, estetizzata e banalizzata, è la stessa che poi colpisce, nel mondo reale, numerosissime donne e che non ha niente di glamour. E’ chiaro come anche la moda, che con i suoi cartelloni pubblicitari tappezza le strade delle nostre città, lanci dei messaggi e condizioni il nostro percepire: e questa immagine della violenza sulle donne non può fare altro che danneggiare chi, ogni giorno, lotta per combattere una mentalità che vede la donna come oggetto e, di conseguenza, giustifica la violenza sulla stessa.
Il caso “The Wrong Turn” – E’ recentissimo il caso del servizio fotografico di moda “The Wrong Turn” del fotografo indiano Raj Shetye sul sito Behance. A essere fotografata, è una ragazza indiana –bella, ben truccata e ben vestita, non dimentichiamolo – che sale su un autobus, unica donna, circondata da uomini che l’avvolgono, la tirano per le braccia, la costringono a terra. Anche qui si innescano immediatamente tutti i processi di cui abbiamo parlato sopra: una bella vittima, con le giuste luci e posizioni, sembra richiamare il concetto di una “bella violenza”. Il caso non si ferma qui: lo shooting di Shetye, infatti, ricorda molto chiaramente il caso di stupro subito da Nirbhaya, soprannome della ragazza indiana che, violentata su un autobus da sei uomini, è morta dopo due settimane per le ferite riportate. Sul web si sono immediatamente scatenate le polemiche e l’autore degli scatti ha cercato così di giustificarsi: “Il messaggio che vorrei dare è che non importa chi sia la ragazza. Non dipende a quale classe appartenga. Può capitare a chiunque.” Il fotografo tenta di salvarsi in calcio d’angolo, ma non ce la fa: questa volta la condanna dal suo pubblico è netta. Tuttavia, non basta mobilitarsi soltanto per casi eclatanti come questo. Bisogna rendersi conto che, al momento, la violenza sulle donne è di moda. Ed è dappertutto.
COMMENTI
[…] Lo scandalo Tezenis – Siamo niente di meno che a Londra e la vetrina del negozio Tezenis in Oxford Street, unico rivenditore inglese del marchio italiano, fa scandalo. Un corpo di donna perfetto, quello del manichino (cosa che basterebbe già di per sé a dirne tante al riguardo) e, in basso, lo slip nero, con un nastro giallo con sopra la scritta “crime scene”. Il manichino e il suo abbigliamento intimo sono stati immortalati da un passante, che ha immediatamente diffuso l’immagine sul web con la didascalia: “Orrendo esempio di sessismo quotidiano”. E il nostro osservatore ha visto bene, cogliendo l’inquietante legame che c’è fra moda e violenza. […]