la procura indaga su Villa Mafalda dove, secondo le accuse, sarebbero stati diagnosticati falsi tumori per ricevere rimborsi dalle assicurazioni sanitarie
Su Villa Mafalda, la clinica romana già finita sotto i riflettori per altre vicende giudiziarie, si fa largo un sospetto sempre più pesante: che si facessero interventi non necessari, irregolarità chirurgiche. Con danni gravi sulla salute. Un’ipotesi che coinvolgerebbe un numero enorme di casi: si parla di sei/settemila cartelle.
E’ di nuovo bufera – Il fascicolo, per il momento, rimane iscritto per associazione per delinquere finalizzata alla truffa. E tra gli indagati ci sono medici e infermieri del reparto di chirurgia. L’ assunto dell’ accusa è che facessero interventi non rimborsabili facendoli invece passare per interventi che poi le compagnie rimborsavano. La Procura della Capitale, quindi, sospetta che le cartelle cliniche della casa di cura siano state gonfiate per ottenere importanti rimborsi dalle assicurazioni sanitarie. In particolar modo, sarebbero stati diagnosticati dei tumori a persone sane per spingerle a radioterapie o addirittura trattamenti di chemio.
La casa di cura in passato è stata già al centro di altri casi, come le operazioni di chirurgia estetica fatte passare come operazioni urgenti e, lo scorso inverno, del caso dell’assistenza allo scrittore Alberto Bevilacqua, che, secondo la famiglia, era “ostaggio” della clinica. A gennaio la sua compagna, Michela aveva denunciato la clinica, rea a suo avviso di non aver curato bene l’ intellettuale e di non volerlo far andare via per non perdere i soldi della retta. Accuse dalla quale si difesa la clinica dicendo che le cure erano state concordate con i familiari, cioè con la sorella dello scrittore. Con la quale, però, ha replicato la Macaluso, Bevilacqua non aveva rapporti. Insomma una disputa tra parenti che è finita nelle aule di due tribunali. Quello penale: la procura aprì un fascicolo per lesioni.
Secondo i pm, ad ogni modo questo tipo di pratica dura da circa quattro anni nei quali i falsi tumori venivano svelati al paziente dopo banali interventi chirurgici oppure dopo esami in cui le neoplasie benigne venivano fatte passare come maligne.
Gli indagate respingono accuse – Nel registro della Procura sono finiti quattro medici e tre infermieri. Tutti respingono fermamente le accuse e chiedono un incidente probatorio, con consulenti esterni chiamati alle perizie sui casi.
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