Pochi conoscono il lato romantico delle opere di Edgar Allan Poe
Difficile immaginare un autore all’infuori della sua aurea. Del suo mito. Quasi impossibile vedere oltre i tratti con cui ci è stato sempre descritto. Soprattutto quando parliamo di Mr. Raven. Di Edgar Allan Poe. Padre dell’orrore, dell’incubo, del gotico. Basta il nome per evocare gatti neri, maschere rosse, agghiaccianti occhi sbarrati e fantasmi di fanciulle trapassate in malo modo. Tutto giusto, tutto regolare. Ma si noterà che la maggior parte di tale immaginario è legata soprattutto ai racconti. E non mancano le sorprese se si vuole fare un passo indietro. Andando a vedere la prima produzione dello scrittore di Boston: le bellissime poesie. Ancora più belle se dedicate alle sue donne.
Domanda: perché in questi articoli che dovrebbero parlare di poetesse, o comunque di autrici femminili, ora si parla delle poesie di Poe?
Risposta: perché il sottoscritto ha ritenuto i versi dedicati alle figure femminili scritte dal Nostro, siano di rara e significativa bellezza. Un omaggio meraviglioso e prezioso. Mi sono concesso un breve allontanamento dal tracciato – pieno di nomi importanti, vedrete a breve – per trattare un tema interessantissimo e spesso sottovalutato, se non proprio ignorato: il Poe romantico. Il Poe che invece di trattare di orrore, parla di amore. Un amore che per incarnarsi nei versi, ha bisogno di donne davvero notevoli.
Sfogliando le poesie (le Newton Compton offre un ottimo volume completo) c’accorgiamo subito di come molte siano scritte per omaggiare donne incontrate da Poe nella sua dannata biografia. Il contesto poetico è il Romanticismo, con le prime crepe decadenti e macabre. Byron campeggia possente, come Keats, fino ad affievolirsi, lasciando spazio al talento immenso del bostoniano. Che per i coetanei era “l’autore de Il Corvo.” Nonostante il clamore dei racconti, nelle tante liti e discussioni, Edgar Allan ci teneva sempre a farsi definire prima poeta e poi scrittore. E così la vicenda biografica e i sentimenti si fondono in versi bellissimi, alti. In composizioni elaborate, formalmente impeccabili.
«Sempre scriver prima quel che in cuore hai di più alto.»
Iniziamo con A Fs – S. O – d. Tutte queste iniziali perché il Nostro aveva l’abitudine di “ridedicare” a donne diverse la stessa opera. La breve e indelebile poesia è dedicata in primis a sua cugina Elizabeth Rebecca Herring (protagonista di molti brani), in seguito alla poetessa Frances Sargent Osgood. Moglie di un pittore, fu conosciuta da Poe nel 1845. Da li iniziò un affettuoso scambio di versi e amicizia.
Collegata alla Osgood c’è A Louise Olivie Hunter. Seguace della poetessa, partecipò ad una gara poetica dell’istituto Rutgers Female. Vincendola. Indovinate chi era presente nella giuria e lesse la sua fatica? Esatto. Non ci è dato sapere se ci furono altre frequentazioni tra i due. Altra “collega” frequentata da Mr.Raven fu Sarah Helen Power. Nientemeno che la vedova di certo Walt Whitman. La decadente A Elena è dedicata a lei. Fu l’inizio di qualcosa di importante. Sia artisticamente – bellissimi i versi inviati dalla Power a Poe – sia sentimentalmente (ambedue si conobbero già vedovi). Il matrimonio fu a un passo, ma si dice sfumò perché Edgar Allan si presentò da lei in pesante stato d’ubriachezza. Cosa che per il periodo non era una novità. Nonostante tutto, la Power difenderà fino alla fine e contro tutti i malevoli il nome di Poe.
Se già nelle poesie appena citate si scorgono lampanti i tratti delle protagoniste e la mole dei sentimenti in gioco, il discorso arriva a livelli ancora più importanti quando si tocca la sfera privata e familiare. Bellissima la Elizabeth scritta alla già citata cugina. Immensa Eulalia: dedicata a Virginia, la giovane e amatissima moglie morta precocemente e in circostanze strazianti. Ormai si è concordi nel considerarla uno dei capolavori:
«Io vivevo tutto solo
In un mondo di dolore,
la mia anima ristagnava immobile,
finché la bella e gentile Eulalia non diventò la mia timida sposa.»
Difficile rimanere indifferenti innanzi a questi versi. Una delle costanti della produzione di Poe è stata il riprodurre nelle opere tutti i devastanti lutti e traumi. Eulalia, seconda solo a Il Corvo, ne è la summa. Altrettanto sentite le poesie scritte a Marie Louise Shew, la signora che durante la malattia di Virginia fu vicina prima a lei, e poi a Poe (caduto nella più autodistruttiva depressione), e Marie Poe Clemm, madre di Virginia.
E tante altre sarebbero le donne da citare, ma meglio non svelare tutto a lettore che vuole scoprire il volto meno conosciuto di uno dei più immensi scrittori di sempre.
Alessio Belli
COMMENTI
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