Tunisia: la battaglia per la civiltà è donna

Tunisia: la battaglia per la civiltà è donna

Due visioni opposte, un problema comune – Le elezioni del 26 ottobre in Tunisia saranno un banco di prova fondamentale per dimostrare se, nel bel mezz

Due visioni opposte, un problema comune – Le elezioni del 26 ottobre in Tunisia saranno un banco di prova fondamentale per dimostrare se, nel bel mezzo dell’avanzata a colpi di decapitazioni di un gruppo fondamentalista islamico (leggi Isis) e di un Occidente terrorizzato, il sogno di una democrazia vera può essere ancora realtà. Sono due le forze che si fronteggiano in Tunisia: gli islamisti di Ennahda e Nidaa Tounes, partito nato dalla collaborazione tra vecchi esponenti della nomenclatura e giovani liberali. Sebbene siano opposte le visioni di queste due forze politiche in campo in Tunisia, il problema con cui confrontarsi è il medesimo: l’economia in discesa e la disoccupazione giovanile che porta molti giovani a guardare alle crociate dell’Isis come unica possibilità per dare un senso alla propria vita

tunisia-donneLa vittoria, questione di donne e collaborazione – Il vero successo della Tunisia, non sta nella vittoria di uno o dell’altro partito, ma nella collaborazione. Serve infatti il contributo di tutte le forze per evitare che la Tunisia finisca come la Libia o l’Egitto. Se tale collaborazione riuscirà davvero  ad essere raggiunta, tuttavia, il merito non sarà né degli islamisti di Ennahda, né degli esponenti di Nidaa Tounes, bensì delle donne. Più colte, istruite e coraggiose, rispetto alle loro vicine, le donne in Tunisia sono in prima linea nella battaglia verso la democrazia.

Storie di donne e di coraggio – E’ grazie alle donne che in Tunisia la costituzione è stata emendata e ora stabilisce che il genere femminile ha lo stesso peso di quello maschile. Grazie a donne come Ikran Ben Said, fondatrice dell’associazione “Voci di donne” che si propone di aprire la strada della politica alle donne, oppure come Khaoula Rashidi, che ha tolto dalla Facoltà di Lettere la bandiera degli estremisti, inastando quella tunisina, come Kalthoum Kennou, giudice e presidente dell’associazione dei magistrati, che ha lottato contro il ministro della giustizia, impedendogli di manipolare la legge a suo comodo.

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