Una riscrittura di un Orestea contemporanea ad opera di Giancarlo Nicoletti, Torre Elettra, in scena al Teatro Brancaccino di Roma mette l'accento sulla figura paterna - sulla sua mancanza e sul bisogno di sostituirla con altro - e in un apocalittica periferia si consuma ancora una volta la terribile vendetta ad opre dei due figli coraggiosi e desiderosi di giustizia.
Dopo il Kensington Garden alla Sala Uno a cui abbiamo sfortunosamente mancato, ecco al Teatro Brancaccino una nuova avventura – in debutto – che Planets Arts/Collettivo Teatrale presenta in prima nazionale a Roma: Torre Elettra. Una riscrittura in chiave contestuale del mito di Elettra ad opera di Giancarlo Nicoletti. Seconda tappa di un percorso articolato in tre momenti che il gruppo romano concluderà al Teatro Vittoria in aprile con #salvobuonfine. Ma occupiamoci di Torre Elettra intanto. In un futuro non troppo remoto di una periferia urbana, un’onorifica Torre denominata Elettra, è in fiamme, in una terra desolata ai margini del benessere e dell’opulenza, dove non regna nessun Dio, pagano o legalmente riconosciuto, si aggira un’umanità smarrita, peregrina in cerca di una propria giustizia. Dove il margine fra legalità e illegalità non esiste, dove la frattura fra centro e hinterland si è nettamente definita da richiamare istituzioni e governi profondamente diversi fra loro creando aggiuntive distinzioni.
Lì in quest’agglomerato dove si sopravvive grazie allo smercio di televisori rubati, venduti come nuovi, con tanto d garanzia però, vive un piccolo nucleo familiare presieduto da un’elegante, autoritaria e perduta Mater Familias, il suo giovane amante, un toy boy de borgata, sua figlia e la compagna, ed uno strano individuo, Valerio, che si definisce giornalista ma poi scopriamo essere un elemento determinante allo sviluppo della storia. Si attende il ritorno del figlio maschio, rimasto lontano dagli affetti per studio e per formazione, in Germania. L’arrivo del giovane sconvolge i già precari equilibri fra la strana famigliola. Scopriamo che il capo famiglia, il marito della boss, morto ufficialmente per carcinoma ma difatti per una malattia rara, che tracima i maschi ma salva le femmine, denominata sindrome di Tantalo. Bip, Bip campanello d’allarme. Si, ecco finalmente è tutto chiaro, il mito riaffiora prepotentemente. In effetti quella a cui si assiste è un’Orestea familiare, domestica, quotidiana ove per riportare i conti in paro è necessario aggiungere sangue a sangue. Ed è quello che avviene. I due fratelli si coalizzano con la complicità dell’attuale Pilade/Valerio, per dare giustizia al padre morto e tradito ingiustamente a causa di una gestione del potere in un contesto politico corrotto e senza direzione. Solo dopo che il sacrificio è compiuto le cose possono tornare a seguire il corso naturale e si può pensare, chissà ad adottare un cane?
Giancarlo Nicoletti trascrive l’Agamennone e Le Coefore eschilei in stile futuristico dove il movente che agitava Oreste, la necessità di istituire un nuovo tribunale della giustizia non è più lo stesso, in Torre Elettra si ricorre, ci si rifugia in una risoluzione analitica, laddove il padre e il marito sono visti in chiave freudiana e quindi l’abbattimento della figura paterna è necessaria per la costruzione di un Super-Io universale. È curioso come nella parte finale c’è una regressione infantile dei due protagonisti proprio a superamento di quella fase, come consapevolezza della propria indipendenza. Nicoletti regista dirige Nicoletti autore con mano esperta e se nella prima parte dello spettacolo, che strappa anche qualche risata grazie alla bravura di Cristina Todaro, crea un impianto realistico nelle relazioni e nel disegno registico seppur fra montagne di scatoloni contenenti la merce rubata, nella seconda parte, più trasognata, astrae il percorso degli attori in un disincanto più interessante da un punto di vista visivo. Validi e incisivi Valentina Perrella e Luciano Guerra a imprimere la giusta dose di freddezza nel gestire la vendetta Atrida. In scena con loro anche un volitivo Alessandro Giova, completano l’efficiente cast Liliana Massari, una Clitennestra di gran classe e Matteo Montalto.
TORRE ELETTRA di Giancarlo Nicoletti
con Valentina Perrella, Liliana Massari, Cristina Todaro, Luciano Guerra, Alessandro Giova, Matteo Montalto
regia Giancarlo Nicoletti
produzione PlanetArts CollettivoTeatrale
Teatro Brancaccino, Roma fino al 29 gennaio
COMMENTI