Torna a Roma Fa’afafine all’Angelo Mai Altrove

Torna a Roma Fa’afafine all’Angelo Mai Altrove

Torna a Roma Fa'afafine all'Angelo Mai Altrove- uno spettacolo per ragazzi ma molto consigliato anche agli adulti. Una riflessione su chi vuole tracciare un cammino di vita più fantasioso e non conforme alla realtà comune. Alex bambino prodigioso riuscirà nella sua impresa?

 

Per un grappolo minuscolo di repliche torna a Roma Fa’afafine – era stato al Teatro India la scorsa stagione – all’Angelo Mai Altrove di recente insignito del premio Ubu / Franco Quadri 2016 ‘per l’arte e l’attivismo politico’. Lo spettacolo invece si avvale del Premio Scenario Infanzia 2014 e da quel 2014 ha fatto tanta strada, a volte tortuosa a volte trionfale. Perché questo racconto per ragazzi fa tanto discutere? La storia di Alex e del suo essere un bambino speciale è fuorviante? Alex non fa parte di nessuna categoria, non è un bambino né una bambina o forse è entrambe le cose. Lui vuole inventare per se un nuovo mondo, una nuova storia, una nuova vita. Ma quelli che sono fuori da quella stanza dove volontariamente si rinchiude, dove può finalmente essere se stesso, non lo vogliono così come è. Lo vogliono incasellare in una definizione, in un giudizio, in una condanna. Insomma lo spettacolo da più parti attaccato boicottato viene accusato di favorire la teoria gender, per la quale Diego Fusaro, filosofo, sostiene essere un ideologia ma lo spettacolo in questione -per altro ho assistito ad una replica dove c’erano degli attenti studenti – dimostra esattamente il contrario. E lo dimostra con i fatti con l’ascolto e la partecipazione, adulti e ragazzi. Racconta una storia verosimilmente reale.

Anche se l’autore/regista e interprete – che hanno lavorato in simbiosi – hanno avuto l’esigenza di chiamare il protagonista Alex, i genitori Susan e Robert, l’oggetto dell’affettività malriposta Eliot e infine il bulletto della scuola Alvin. E’ un distacco, una distanza necessaria – metateatrale – per raccontare con cotanta armonia una storia così delicata. Alex dunque vive una condizione di disagio a scuola in famiglia ma ravvede in Eliot un possibile amico con cui poter condividere il suo desiderio di vivere liberamente. La sua stanza entro cui è rinchiuso e dalla quale non vuole venire fuori è una metafora dell’utero materno dal quale non vuole originarsi, lì dentro si sente protetto e tutte le fantasie che gli passano per la mente possono prendere corpo, vita, speranza. I giovani genitori, professionisti indaffarati, frettolosi, distratti – Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori in video- come in una candid camera osservano e giudicano dal buco della serratura non sono da meno, in realtà c’è anche un piccolo tribunale in assise costituito dai sui pupazzi preferiti capeggiati dalla prescelta Kartika che lo osserva con occhio critico. E un’amica immaginaria, ex-modella poiché non ha più le misure giuste per competere fra belle.

Non c’è requie per Alex, additato da ogni parte, e nel dibattersi se essere Orsetto o Minnie gli viene in mente che a Samoa ci sono esseri come lui che non hanno bisogno di essere definiti, sono loro stessi punto. Sono uomini, sono donne, sono essere umani? Cosa sono perché definirlo? Allora non resta che mettere in moto tutta la sua fantasia affinché quella che sembra essere una prigione domestica, la cameretta/acquario laddove anche una finestra da cui prendere aria gli ricorda la sua condizione, diventi l’astronave che lo catapulti in quel luogo. Ma quello che non accade in una vita può accadere in un giorno. Avviene che i genitori sempre tenuti a distanza da quel rifugio così accogliente decidano a seguito di repentina presa di coscienza scelgano di assecondare di accettare un normale corso delle cose, intanto scambiandosi di abito e poi invitando Alex a abbattere quel muro che li separava, ora saranno in tre ad affrontare i problemi.

Ecco che per contraddire Fusaro, la teoria Gender non esiste, è una definizione scientifica non è un’ideologia ed ancora una volta l’aiuto del teatro con insegnanti intelligenti ma soprattutto con le famiglie si può attraversare una diagonale possibile fra la cosiddetta normalità. Viene in mente come in una società arcaica il femminiello napoletano un po’ vicino ad Alex avesse un ruolo nel tessuto urbano. A prescindere da qualsiasi deontologia qui si tratta di instaurare una seria discussione e le firme raccolte per impedire la visione di questo piccolo capolavoro non sono nulla a confronto della carica impressionante sprigionata da questi sessanta minuti serrati di poesia e onestà intellettuale. Michele Degirolamo, performer dalle doti camaleontiche, è tenero, delicato, determinato con Giuliano Scarpinato regista e autore hanno regalato al mondo dell’adolescenza una chiave di volta che insegna chiarisce molte paure anche degli adulti. Ah, per chi volesse stare dalla parte di Alex può firmare qui.

FA’AFAFINE – mi chiamo Alex e sono un dinosauro

con Michele Degirolamo

in video Gioia Salvatori, Giuliano Scarpinato

visual media Daniele Salaris – Videostille

testo e regia Giuliano Scarpinato

produzione Teatro Biondo Palermo, CSS Udine

Angelo Mai Altrove, Roma 18, 19, 20 marzo

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