Povera Saretta. Il soprannome che ha accompagna l’ascesa sportiva di Sara Errani si mostra più che mai azzeccato per commentare quanto successo nella semifinale del Roland Garros, dove la minuta tennista bolognese è stata letteralmente maltrattata da Serena Williams.
Povera Saretta. Il soprannome che ha accompagna l’ascesa sportiva di Sara Errani si mostra più che mai azzeccato per commentare quanto successo nella semifinale del Roland Garros, dove la minuta tennista bolognese è stata letteralmente maltrattata da Serena Williams. 6-0, 6-1 in meno di cinquanta minuti non è un risultato da semifinale di uno Slam, e ce ne sarebbe abbastanza per l’atleta italiana per portarsi appresso la delusione per molto tempo.
Sara Errani battuta da Serena Williams – Certo è che, quando si gioca a due sport diversi, anche la sconfitta ha un sapore differente. Perché non è normale vedere il gioco di Sara Errani, che sa esaltarsi sulla terra rossa, demolito dalle bordate lanciate da Serenona, non è normale che il servizio della Errani, tradizionalmente uno dei suoi punti forti, capace di scendere da quasi 140 km/h, si trasformi nel passo di una tartaruga di fronte alle sassate oltre i 200 km/h della Williams, capace di mettere a segno quaranta colpi vincenti sui cinquantadue punti totali realizzati. Da qui la solo apparentemente paradossale soddisfazione della Errani, a fine partita: “Mi sono anche divertita. Serena è di un altro pianeta, ho poco da rimproverarmi”. Già, ma allora con chi bisogna prendersela se da qualche anno, anzi decennio, il tennis si è trasformato in uno sport in cui vince solo chi batte più forte, in cui i colpi tecnici si contano sulle dita di una mano? Passi per il settore maschile, ma se tutto questo succede anche per le donne, c’è quasi da preoccuparsi.
Tennis femminile: la forza bruta contro la tecnica – Certo, è vero che Serena non raggiungeva la finale a Parigi dal 2002, ma se pure Maria Sharapova, che l’ha affrontata in finale, si è avvicinata alla sfida con rassegnazione (“Serena, se in giornata, è ingiocabile”), il vicolo in cui si è infilato questo sport sembra davvero cieco: pure gli urletti di Masha, infatti, si sono trasformati in grida di rassegnazione. La terra rossa un tempo era il regno degli “arrotini” spagnoli, categoria che nel tennis femminile si è estinta da tempo, da quando la potenza è diventata tutto, anche senza controllo. Quattro anni fa però a Parigi trionfò Francesca Schiavone, una Williams meno potente ed ancora umana. Sara Errani appartiene ad un altro tennis, quello in cui era ancora possibile distinguere tra uomini e donne. Cosa si può fare per arginare Serenona, in uno sport dove la tecnica sta sparendo e dove nel femminile non si vede più un rovescio ad una mano? A questo punto non resta che evocare Billie Jean King, che quarant’anni fa osò sfidare un uomo infrangendo un tabù: quella contro Bobby Riggs fu, però, una sfida-farsa. Oggi invece chi vincerebbe tra Serenona e Tsonga?
Davide Martini
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