take care, ovvero prendersi cura di se stessi è importante. Ogni giorno dovremmo imparare a volerci più bene e a rispettare il nostro corpo e le nostre esigenze
Non abbiamo scampo dall’immergerci nella routine che ci obbliga a tenere i capelli in ordine e a cercare parcheggio nelle ore di punta. Un attimo e già abbiamo corrucciato la fronte. Dopo una giornata di lavoro, la spesa, le telefonate che non puoi evitare, i vicini di casa curiosi e il ménage casalingo, sfiderei chiunque a trovare un attimo di tempo da dedicare a sé. Il trucco a questo punto dovrebbe stare nel trovare del tempo tutto per noi appena svegli, ma, a quanto pare, non sembra essere una risposta risolutiva ed ecco il perché: il bilancio della giornata, non a caso chiamato così a posteriori, lo facciamo alla sera, se abbiamo ricavato piacere dal fare delle attività siamo già un passo avanti, ma se ci troviamo a rimpiangere l’aperitivo con le amiche piuttosto che aver bruciato 400kcal alla lezione di zumba, allora è arrivato il momento di liberarci di questi sensi di colpa inutili.
Questione di priorità – In altre parole sarebbe utile poter scegliere delle attività che siamo intenzionate a etichettare come importanti (l’importanza della passeggiata in centro, l’importanza di leggere un libro che abbiamo da un mese sul comodino o l’importanza del the con i pasticcini), così da convincere il nostro cervello dello stesso e portarci a dedicare più tempo a quello che riteniamo fondamentale e che ci fa svestire i calzari da Wonder Woman per ridarci una dimensione più umana e rilassata. Come disse lo psicoterapeuta Berne, visto che l’esistenza quotidiana offre pochissime occasioni di intimità, la gran parte della vita sociale è occupata da giochi necessari e desiderabili, bisogna solo scegliere quelli più remunerativi. Crudele ma vero, l’aspetto più interessante di un gioco è il suo culmine e cioè il pagamento, inteso come ciò che prendiamo e portiamo a casa con noi con una certa soddisfazione.
Prendersi cura di sé stessi – Ognuno decide di gratificarsi scegliendo modi e strumenti diversi ma il senso di benessere ricavato è universale e ci lascia accennare un sorriso. Bisogna ammettere con un pizzico di orgoglio che abbiamo bisogno di coccole, dobbiamo averne bisogno tanto dagli altri quanto da noi stessi. Per dare spazio alle coccole bisogna anche distinguere ciò che è un’urgenza da ciò che è un piacere. Opterei per l’urgenza del piacere. Prenderci cura di noi stessi e coccolarci è una sorta di comportamento innato, addirittura cominciamo a succhiare il pollice appena nati solo per avere conforto, preferiamo le cose morbide a quelle ruvide e il caldo al freddo, se millenni di evoluzione ci hanno portato a fare questo ci sarà pure un perché! Domanda di verifica: ci fa sentire meglio un pigiama di flanella con i maialini e l’elastico nei capelli o girare per casa con una sottoveste e lo smalto messo in maniera impeccabile? Giurerei la seconda.
Prendersi cura di sé stessi aumenta l’autostima – Bizzarri studi inglesi hanno confermato anche questo, prendersi cura della propria persona aumenta l’autostima, migliora le relazioni sociali e la comunicazione e ci predispone al raggiungimento di obiettivi con più serenità rispetto a chi è travolto dagli eventi. Altra urgenza è quella di dire no, altro che quello che voleva farci credere Battisti nei suoi versi in musica. Dobbiamo difendere il nostro tempo da situazioni che ci incastrano e non ci interessano, probabilmente solo per il timore di scontentare gli altri o per dimostrare che siamo abbastanza buoni, tutto inutile. Questi “passatempi perversi” non sono altro che una sorta di rituale che mettiamo in atto per sentirci parte di un gruppo, ci rassicurano ma ci annoiano allo stesso tempo perché non sono di vitale importanza. Un cocktail in un locale affollato può offrire una buona gamma di passatempi, questi dipendono da una serie di determinanti sociologiche come il sesso, la cultura di appartenenza, lo stato civile e la situazione economica e sta a noi cercare l’interlocutore e l’argomento del passatempo che ci incuriosisce e ci stimola, altrimenti finiremo su un divanetto chiedendo ai nostri commensali come è fatta la salsa guacamole. Un’esperienza tanto triste se ripetuta nel tempo.
L’importanza di saper dire no – Una strategia è quella di centellinare i si, anche con fatica a volte, e non farci rubare il tempo per sfinimento o per distrazione. Dire un si con convinzione e solo quando ne abbiamo consapevolezza è tutt’altra cosa che accontentare qualcuno con un si di cortesia per quieto vivere. Insomma, è un invito ad essere onesti, valore molto in auge di questi tempi ma poco esercitato. Si tratta anche in questo caso di piccoli passi e piccoli sforzi seppure continuativi, non è infatti utile a questo tanto acclamato benessere sfiancarsi per raggiungere un risultato in maniera ossessiva, sarebbe come diventare biondo cenere in un colpo solo, uno shock chimico e visivo.
Bilancio della giornata – Se il bilancio della nostra giornata è costellato di “yes sir” e non abbiamo tempo per strizzarci l’occhio allo specchio nemmeno in ascensore, allora piano piano potremmo chiederci se è davvero così necessario impegnare la nostra unica vita principalmente destreggiandoci fra attività poco soddisfacenti e il traffico. Morale della favola: se proprio siamo costretti a passare la vita aspettando che tutti i semafori ci diano il permesso di andare da qualche parte, almeno alziamo il volume dello stereo e coccoliamoci con la musica! Why not?
Antonella Buccione
COMMENTI
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