Sweetie: la bimba virtuale che stana i pedofili

Sweetie: la bimba virtuale che stana i pedofili

Una soluzione alla pedofilia online – Visetto paffuto, grandi occhi allungati, capelli scuri, apparentemente Sweetie è una bambina normale, una delle

Una soluzione alla pedofilia online – Visetto paffuto, grandi occhi allungati, capelli scuri, apparentemente Sweetie è una bambina normale, una delle tante piccole vittime che i pedofili adescano sul web. Nessuno potrebbe immaginare che Sweetie non è una bambina vera, ma un avatar creato da un progetto messo a punto da alcuni operatori dell’organizzazione non governativa olandese Terra des hommes. Questi attivisti sono riusciti a realizzare una serie di animazioni grafiche che permettono a Sweetie di muoversi, avvicinarsi e allontanarsi dalla webcam, dando ai pedofili connessi con lei l’impressione di avere a che fare con nient’altro che una bambina con cui divertirsi.

sweetie-avatarI risultati – Sweetie è stata creata con il preciso obiettivo di stanare i pedofili che usano il web per adescare i minorenni e spingerli al sesso virtuale anche in cambio di soldi. L’avatar è già riuscito ad intercettare più di 1000 pedofili in tutto il mondo, provenienti da ben 72 Paesi diversi, prevalentemente di sesso maschile, che sono stati identificati. Il primo ad essere stato condannato grazie a Sweetie è Scott Robert Hansen, pedofilo recidivo che per ben 10 volte ha cercato di adescare minorenni online e che ha affermato di aver agito essendo consapevole dell’età di Sweetie (l’avatar ha l’aspetto di una bambina di circa 10 anni).

La difficoltà di restare impassibili – Gli operatori che hanno manipolato l’avatar Sweetie, interagendo con i pedofili, hanno raccontato di essere stati colpiti in prima persona, dal modo in cui questi adulti si rapportano ai piccoli, invitandoli senza troppe cerimonie a spogliarsi o a comportarsi in un certo modo. Sweetie è solo un avatar, ma sono molti i bambini, soprattutto nei Paesi più poveri (non a caso Sweetie ha la fisionomia di una bambina delle Filippine) che, ridotti in schiavitù, sono costretti a sedersi di fronte a una webcam e assecondare i voleri dei pedofili che li contattano.

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