Storia di transfobia in una discoteca siciliana

Storia di transfobia in una discoteca siciliana

Episodio di transfobia e molestie sessuali in una discoteca a Catania: Vittoria si racconta

Transfobia – Si sente spesso parlare di molestie sessuali e droghe dello stupro in concomitanza con le discoteche: luoghi di divertimento che più di una volta sono stati teatro di violenze nei confronti delle donne. In una cronaca nera fin troppo abusata, a volte fine a sé stessa, i giornali raccontano le infinite violenze subite dalle donne, ma tacciono i numerosi casi di omofobia e transfobia, che pure tanti e discriminatori. E’ una storia che accomuna molte persone transgender, discriminate sui posti di lavoro, incapaci a definirsi e ad essere definiti secondo la logica binaria del “maschio-femmina”, molestate nei luoghi di divertimento ed eternamente emarginate come diverse.

transfobia

La storia di Vittoria – Ed ecco che proprio pochi giorni fa emerge un caso di transfobia, netto e lampante: siamo in Sicilia, nella discoteca Maré di Aci Castello. Vittoria Vitale, transgender, attivista per i diritti lgbt, è andata lì per divertirsi, ma ben presto la serata si evolve a suo danno. “Verso le 3.30, mentre ballavo tranquillamente, sono stata chiamata da un buttafuori perché un responsabile o il titolare del locale voleva parlarmi”, racconta Vittoria; ma quello era solo un pretesto, perché subito si ritrova in una piazzetta circondata da dieci persone che la tartassano con domande circa la sua sessualità. Gli uomini non si fermano alle battute di cattivo gusto ma, quando le cade la borsetta, ne approfittano per tastarle gambe e fianchi, come a voler verificarne la fattezza e non solo. E’ a quel punto che Vittoria chiama i carabinieri.

Transfobia taciuta – L’episodio è stato immediatamente minimizzato: non stupisce che i fautori dell’accaduto abbiano smentito ogni cosa davanti alle forze dell’ordine, quando la reazione del proprietario del locale e degli stessi carabinieri. Luigi Savoca, uno dei titolari, dopo essersi scusato, così dice: “Brutto e condannabile, ma alla fine non è successo nulla di così eclatante”. Stessa reazione sembrano avere i carabinieri, a detta di Vittoria: “Dopo aver raccolto la mia segnalazione hanno cercato di minimizzare. “Mica l’hanno picchiata”, mi hanno detto”; come se la violenza fosse soltanto quella fisica, visibile, che mostra un livido sull’occhio. Questo è uno dei tanti episodi di transfobia taciuta, ma taciuta in quanto non riconosciuta: come sempre, si tende a minimizzare, a non punire i responsabili, a negare l’evidenza del fatto, forse solo perché qualcuno reputa legittimo scherzare direttamente sul corpo delle persone transgender. “Un episodio di transfobia con molestie sessuali” lo reputa Vittoria. E noi le diamo ragione.

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