Mostrare un volto per denunciare
Donne che si mostrano – “Stop acid attacks”, un nome semplice e molto esplicativo nei suoi intenti: fermare le aggressioni con l’acido nei confronti delle donne in India. A collaborare con “Stop acid attacks” sono cinque donne indiane, vittime di aggressione con l’acido, immortalate dall’obbiettivo di Rahul Saharan. Rupa, Rita, Sonam, Laxmi and Chanchal mostrano sé stesse e le loro cicatrici, sorridendo fieramente e senza vergogna, per denunciare con il loro stesso volto un crimine dalla cui risoluzione si è ancora molto lontani. Le cinque donne indossano gli abiti creati da una di loro, Rupa, che ha sempre sognato di diventare una designer e ci è riuscita solo dopo una riabilitazione dall’attacco con l’acido subito nel 2008.
Dopo l’aggressione – La storia delle cinque donne indiane è molto lineare e simile a quella di tante altre per cui la campagna Stop Acid attacks lotta: sfregiate con l’acido solitamente da parenti o persone vicine (così come per Rupa, colpita dalla matrigna per aver rifiutato il cognome paterno), si ritrovano sole, spesso senza gli adeguati supporti medici e psicologici e senza alcuna legge che le difenda nel loro paese. E, fino a poco tempo fa, queste donne hanno nascosto con una sciarpa i loro volti sfregiati, ritenendoli motivo di vergogna. Una cosa, ora, le contraddistingue dalle altre: hanno avuto il coraggio di mostrarsi e farsi immortalare da una macchina fotografica, posando come modelle. Significative le parole del fotografo che ha eseguito lo shooting fotografico (che puoi vedere anche qui) gratuitamente: “Continuavo a dire alle ragazze: non lasciate che gli altri vi dicano cos’è la bellezza, voi siete belle, ogni donna è bella”.
Stop acid attacks – E’ questo il nome della campagna che si propone di eliminare questa forma di violenza e, allo stesso tempo, aiutare e proteggere le donne che ne sono state colpite in India. La campagna, portata avanti da un team di attivisti di entrambi i sessi, porta avanti alcune principali richieste: elaborare una legge specifica – al momento assente in India – contro l’aggressione con l’acido e una punizione adeguata (l’ergastolo), garantire alla donna vittima dell’aggressione un adeguato ed efficace supporto giudiziario nel suo iter dopo la denuncia, aiutare le donne vittime della violenza nel loro percorso di riabilitazione, dal punto di vista economico, ma anche sociale e psicologico. Infatti, l’aggressione con l’acido – forma di violenza di alcuni paesi dell’Asia Meridionale fra cui l’India – porta non soltanto a una deturpazione del volto, ma anche a serie conseguenze sociali (problemi nel trovare un impiego o a ricostruire una vita di tipo familiare) e problematiche psicologiche (le vittime di acido spesso riportano alti livelli di ansia e stress, depressione, abbassamento dell’autostima). Per il momento, ci pensa Stop Acid Attacks, che ha dato vita anche ad un gruppo chiamato Chhaon: centro di supporto che dà alle vittime sicurezza e un ambiente in cui ricevere le cure mediche, ma anche un luogo dove ritrovarsi e raccontare la propria esperienza.
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