Stephen King e le sue protagoniste. I primi successi, le Donne che l'hanno ispirato, le protagoniste che dei suoi romanzi, i loro volti cinematografici.
Per noi che siamo cresciuti nella Stagione di Stephen King, dal 1974, con l’uscita di ‘Carrie’, al 2014 con ‘Revival’, i suoi romanzi ci hanno accompagnato lungo gli ultimi 43 anni e promettono di farlo ancora per molto tempo. I suoi libri sono dei cult, come gran parte delle trasposizioni cinematografiche e sono pochi gli scrittori che come lui hanno potuto vedere così tante delle loro opere prendere vita sullo schermo. Stephen King è diventato un riferimento, un genere a sé stante, la sua abitazione è meta di pellegrinaggio, lui è un fenomeno popolare. Ce ne sono altri, ce ne sono stati molti, la differenza è che lui va avanti da piu di 7 lustri.
Stephen King, come fenomeno popolare
Quando ti accade qualcosa di spaventoso e angosciante, dici che sembra come di aver vissuto una giornata direttamente in un romanzo di King, quando un luogo, un’abitazione fa spavento è l’Overlook Hotel di Shining, una presenza femminile inquietante è Misery con la sua accetta. È spesso etichettato come Re dell’Horror, ma con il passare degli anni una definizione del genere ha finito con l’essere terribilmente riduttiva, tant’è che per molti è difficile collegare King a trasposizioni come ‘Il miglio verde’, o ‘Le ali della libertà’ o ‘Stand by me’. Lui stesso raccontò di un buffo episodio con un’anziana signora che lo aveva avvicinato proprio per dirgli: “Io non leggo niente di suo, lei dovrebbe scrivere altro, qualcosa come ‘Le ali della libertà“. E quando King obiettò con un serenissimo e divertito “Ma l’ho scritto io” lei insistette nell’affermare “No, non è vero!“. Situazioni surreali, proprio a causa di quell’etichetta legata all’horror.
Stephen King e il suo Universo Femminile
Il suo successo è sicuramente merito del suo talento, della sua perseveranza, ma chissà se sarebbe stato lo stesso se non avesse avuto accanto la moglie Tabitha, che lo spronò a proseguire nella stesura di “Carrie“; ancora prima, chissà se la sua fantasia sarebbe stata così ricca di figure femminili tanto forti e dirompenti se non avesse avuto al suo fianco sua madre, Ruth, che lo crebbe da sola, non senza difficoltà. Fu lei la prima ad accorgersi del talento precoce di Stephen King, che all’età di sei anni interveniva sui propri fumetti inserendo delle descrizioni personali, lo incoraggiò a fare qualcosa di suo, ad inventare delle storie. E lui la prese in parola.
Nel menzionare le figure femminili di King, oltre alla madre e alla moglie, a questo punto è d’obbligo parlare delle sue creature. A partire da ‘Carrie’, romanzo del ‘74, trasposizione cinematografica del ‘76 di Brian De Palma, un libro che fece discutere molto all’epoca, ancora oggi tra quelli censurati nelle scuole statunitensi. Parla di una giovane donna vittima di una madre ultra conservatrice, fanatica religiosa e delle sue difficoltà nel rapportarsi, a causa di questa sua esistenza ghettizzata, alla società e ai suoi coetanei. Scopre di avere dei poteri molto particolari che utilizzerà per mietere una feroce e irrefrenabile vendetta.
Il fuoco che purifica, il fuoco che distrugge per poi far rinascere dalle ceneri, dal fuoco di Carrie a quello di Charlie, la piccola Incendiaria, una bambina con poteri pirocinetici che sul grande schermo avrà il volto di Drew Barrymore e che ancora una volta darà sfogo ai suoi poteri per vendicare in questo caso la morte dei genitori.
Le figure femminili di Stephen King: Misery
Non si può parlare di Stephen King e di tutte le sue figure femminili e tralasciare la ‘Fan numero uno’, che non sono io, ma Lei: Misery. Necessita poche presentazioni, anche chi non ha letto o visto il film la conosce, basta un frammento della pellicola con il volto di Kathy Bates. Non è un’eroina, non ha poteri particolari – o forse si (?) – non la vorresti sicuramente come nemica ed è forse una delle figure più inquietanti della letteratura e del cinema. “Misery” è senza dubbio una donna perseverante, convinta delle proprie opinioni e determinata, alla quale è difficile obiettare alcunché. Fu grazie a lei che Kathy Bates, con la sua interpretazione straordinaria, nel ‘91 si portò a casa l’Oscar come miglior attrice protagonista.
Misery nasce in uno dei periodi più difficili per King, quando alcool e droghe la facevano completamente da padrone. Il romanzo rappresenta alcune delle ansie più profonde dello scrittore: il timore di finire intrappolato, di non poter più tornare a casa, imprigionato in un punto remoto e isolato del mondo. Il thriller prese vita dopo un sogno e venne trasportato su carta su una scrivania di Londra, la stessa di Rudyard Kipling. Solo successivamente venne precisato a King che lo scrittore inglese su quella scrivania ci era morto di crepacuore. Un’ottima benedizione per un romanzo come ‘Misery’. Stephen King afferma che Misery descrive “come gli scrittori possano vivere, al pari delle persone dotate di immaginazione, anche in situazioni di estremo disagio fisico. Queste persone usano la fantasia come una grotta in cui trovare rifugio“. Per questo poi, negli anni successivi parlò di Annie (la protagonista di Misery) come di una metafora della cocaina, con sé stesso nella parte di scrittore succube della droga. “Io per primo sono un tossico. Non capisco chi beve un bicchiere di vino: io voglio tutto il vino del mondo, E anche se smetti di bere e di farti, la compulsione del tossico rispunta sotto altre forme. Ti butti sul cibo o sulle sigarette. Ieri, mentre aspettavo l’aereo, sono entrato in un negozio. Ho visto un Babbo Natale e ho cercato di frenanrmi dal comprarlo: che me ne faccio a Parigi? Ne ho acquistati cinque“.
A ‘causa’ di Misery, King ricevette una querela. Una donna era infatti convinta che si fosse ispirato a lei per scrivere il romanzo. Che lo scrittore fosse entrato in casa sua, che l’avesse spiata con degli elicotteri, che avesse intercettato le sue chiamate. Insomma, la realtà che supera la fantasia.
Ed è recente la trasposizione di ‘Gerald’s Game’ (Il gioco di Gerald), la pellicola prodotta da Netflix, vede come protagonista Carla Gugino e nel ruolo di Gerald, Bruce Greenwood. Per chi non conoscesse la trama e non volesse spoiler invito a non andare oltre. I due protagonisti si trovano a ravvivare il loro matrimonio con un particolare gioco erotico che si evolve in modo tragico; la protagonista, ‘prigioniera’ di quella situazione, vede riemergere frammenti del passato, momenti angoscianti che l’hanno segnata e vista la sua particolare condizione hanno, in quel momento, totalmente la meglio su di lei.
Di nuovo una combattente, di nuovo una donna forte, di nuovo Kathy Bates. Questa volta è ‘Dolores Claiborne’, altro giro, altro film tratto da un libro splendido. Il rapporto tra madre figlia, la presenza ingombrante di un padre che come da manuale – il manuale di King – rende la vita delle due donne un inferno, e un omicidio, anzi due. “Qualche volta fare la carogna è la sola cosa che resta ad una donna”.
Stephen King e le sue donne ‘nascoste’
Le figure femminili di Stephen King si rivelano a volte in modo palese, come le sopra citate, a volte sono un ricordo, un’ombra, qualcosa che il protagonista rievoca con dolore e disperazione, come Mike Noonan in ‘Bag of Bones’ (Mucchio d’ossa), con la sua mancanza della defunta moglie; libro del quale abbiamo una trasposizione televisva, una miniserie che ha come protagonista Pierce Brosnan. O Lisey, de ‘Lisey’s Story’ (La Storia di Lisey), un romanzo delicato ed intenso, con un punto di vista femminile molto forte, tanto che alcuni lettori avrebbero attribuito il romanzo più a Tabitha (la moglie di King) che a King stesso. Lisey che evoca la sua vita accanto al marito scrittore, appena scomparso, ricorda così i particolari più intimi della loro relazione, ed affronta la sua mancanza e le relative conseguenze. “E poi altre volte arrivava un giorno, uno di quelli grigi quando aveva di lui una nostalgia così struggente da sentirsi vuota, non più una donna ma un albero morto, pieno di gelido soffio novembrino. Così si sentì in quel momento, ebbe voglia di urlare il suo nome e urlargli di tornare a casa e il suo cuore soffrì al pensiero degli anni che l’attendevano e si domandò che cosa avesse di buono l’amore se il risultato era quello, anche solo dieci secondi di una sensazione così“.
Il libro nacque nel periodo successivo un incidente molto grave: King venne travolto da un minivan lungo una strada che percorreva regolarmente per fare le sue passeggiate. Al suo rientro dall’ospedale, lo scrittore trovò lo studio in rifacimento, la moglie aveva deciso di sistemarlo e vedendolo in prossimità della stanza gli disse: “Io non entrerei lì, fa un po’ paura“. “Così naturalmente io ci sono entrato e faceva un po’ paura… – ha dichiarato Stephen King – i mobili non c’erano piu’ perché mia moglie stava facendo cambiare i rivestimenti e i tappeti erano arrotolati. Pensai che così sarebbe stata quella stanza dopo la mia morte… Quando pensai a mia moglie che riordinava le mie scartoffie si accese la lampadina. La Storia di Lisey è nata così“.
Le figure femminili di Stephen King
Tra le ultime donne di Stephen King, è giusto ricordare Tess, protagonista di “Big Driver” (Maxicamionista) un racconto contenuto in “Full Dark No Stars” (Notte buia, niente stelle). Tess decide di farsi giustizia da sola, dopo un evento più che traumatico, l’ispirazione a King venne proprio fuori da un’area di servizio, vedendo una donna con la gomma dell’auto bucata, ad intervenire era un camionista.
Degno di citazione anche “A Good Marriage” (Un bel matrimonio) un altro racconto tratto da “Full Dark No Stars” con Darcy che viene a conoscenza di un certo particolare non propriamente confortante, riguardo la vita del marito e decide, di intervenire. Il racconto si ispira ad un caso di cronaca nera: la vicenda del serial killer Dennis Rader, in particolare alla moglie, sposata con lui per 34 anni. E la domanda naturalmente, non puo’ che essere: Ma lei sapeva? Il racconto ha avuto una trasposizione cinematografica nel 2014.
Stephen King: IT
Non si può chiudere questa carrellata senza menzionare la trasposizione di IT in uscita il 19 ottobre, il romanzo che ha fatto tremare più di una generazione. Pubblicato nel 1984, ha già visto in passato un adattamento televisivo: una miniserie con il volto stranoto di Tim Curry che interpretava Pennywise, il pagliaccio infernale.
Il film è diviso in due parti, come il libro: nella prima i protagonisti, ancora adolescenti, lottano contro questa presenza demoniaca nel tentativo di distruggerla. IT per Stephen King è un libro molto importante, come lo è per tutti i suoi lettori. All’epoca della sua creazione, sarebbe dovuto essere l’ultimo libro che parlava di mostri soprannaturali e bambini in pericolo, “Il libro è la summa di tutto quello che ho fatto e imparato dalla vita fino a ora”, “In questo libro ci sono tutti i mostri del passato. Questa è la conclusione, questo è l’esame finale”. In un certo senso “IT” è un’estensione del racconto “The Body” (Il corpo, trasposizione cinematografica nel 1986, di Rob Reiner, tra i protagonisti River Phoenix): nello scriverlo, King ha rivissuto la sua infanzia, sono emersi particolari totalmente dimenticati, e alla fine di tutto quell’orrore, la conclusione, il significato è che il Male può essere sconfitto solo ed esclusivamente se si rimane coesi. Il film di IT in uscita vede come Pennywise Bill Skarsgård, che eredita lo scettro terrificante da Tim Curry e riesce a sostenerlo in modo piu’ che dignitoso, visto l’arduo compito.
Quella finestra aperta sull’universo femminile di Stephen King
Ho aperto una piccola finestrella sull’universo femminile di Stephen King. Non ho potuto parlare di ogni protagonista, sono molte le donne di questi romanzi in cui noi lettrici ci siamo immedesimate: abbiamo temuto per la loro vita e abbiamo fatto il tifo per loro, ci hanno spaventato e sconvolto. Si sono sempre fatte notare in qualche modo, per il loro carisma o per la loro perseveranza. Tramite loro, King ci ha mostrato il mondo per quello che è, la violenza e il lato oscuro dell’uomo. Magari sono state anche un esempio per noi, perché alla fine è vero, che siamo fatti al 90% dei libri e dei film che leggiamo e guardiamo.
Uno dei miei compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e forse di aggredirvi – e per far questo uso tutti gli strumenti disponibili. Forse sarà per spaventarvi a morte, ma potrebbe anche essere per prendervi in modo più subdolo, per farvi sentire tristi. Riuscire a farvi sentire tristi è positivo. Riuscire a farvi ridere è positivo. Farvi urlare, ridere, piangere, non mi importa, ma coinvolgervi, farvi fare qualcosa di più che mettere il libro nello scaffale dicendo: “Ne ho finito un altro”, senza nessuna reazione. Questa è una cosa che odio. Voglio che sappiate che io c’ero”
Marta Zelioli
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