Squirting: tra mito e realtà

Tra gli studiosi vi sono ancora parecchi pareri discordanti e punti interrogativi irrisolti riguardo lo squirting. Recentemente se ne sente parlare di più, ma pare che il fenomeno esista da sempre e coinvolga solo una minima parte della popolazione mondiale femminile. Si tratta di emissione di un liquido dalla vagina, che può avvenire sia come un getto d’acqua sia a rilascio. Viene chiamato anche “eiaculazione femminile“, ma il termine è erroneo perché non si tratta proprio di eiaculazione.

La maggior parte degli scienziati è d’accordo nell’attribuire l’espulsione di questo liquido alle ghiandole di Skene, una specie di residuo prostatico che si trova vicino al punto G. Circa una donna su dieci ha la possibilità di avere lo squirting, ma ha bisogno di una stimolazione specifica, in genere manuale. Molte donne se ne vergognano, dunque si trattengono, sia perché il liquido viene scambiato per urina, sia perché si pensa che sia un’eccessiva lubrificazione. Di conseguenza, queste donne vivono la sessualità inibite e insicure, sentendosi anormali. Oppure attualmente, visto che il fenomeno sta diventando conosciuto, molti uomini insistono per provocare uno squirting alla propria donna, non sapendo che solo poche donne possono averlo.

Tecniche. Le tecniche per provocare uno squirting sono manuali, poiché bisogna stimolare la parete anteriore della vagina, vicino al punto G. Inserendo l’indice o il medio all’interno della vagina, bisogna cercare di accarezzare la parete frontale, muovendo il dito avanti e indietro e aumentando l’intensità un po’ alla volta. Poi, appoggiando il palmo della mano sul clitoride, si effettua il massaggio sullo stesso punto di prima con due dita, muovendo la mano in modo da stimolare anche il clitoride. Aumentando l’intensità, il piacere dovrebbe aumentare e, se la donna ne possiede la capacità naturale, dovrebbe avere uno squirting insieme all’orgasmo.