Troia è caduta per mano degli Ateniesi, in città sono rimaste solo le donne, queste donne saranno giudicate e condannate, spicca fra di loro Ettora la moglie di Ettore rimasta a guardia dello scudo che il valoroso guerriero ha dimenticato in patria. Che destino spetta queste donne e le donne tutte vittime di guerra?
Valentina Capone, (validissima – commovente) autrice ed interprete di Sole (Sun- Alone) in scena al Teatro Brancaccino di Roma nei giorni 2 e 3 aprile, traccia un ponte immaginario fra Le Troiane ed Ecuba, le due tragedie di Euripide sulla guerra di Troia, con un percorso che risulti ad ogni costo simultaneo, sognatore, periglioso, essenzialmente fisico. Sono raccontate qui le donne troiane che rimaste a casa, poiché i loro uomini sono a combattere, ed ecco che tutto diventa storditamente allucinatorio, accecante, divinatorio sotto il dominio impassibile di un Sole che pende dall’alto, abbagliante in una bellissima piazza italiana, di quel sud rimasto intatto nel tempo. Anche se la moglie di Ettore, invenzione dell’autrice, che affettuosamente si autodefinisce Ettora (forse un evocazione di Andromaca?), messa lì a guardia dello scudo/vessillo che il marito impudentemente ha dimenticato a casa – con una maschera agghiacciante fissa sul volto dell’attrice – è una simpatica, spiritosa, imponente sciura del nord.
Ma il sud con le sue contraddizioni e le sue magie/malie entra prepotentemente in questa piccola gemma di interpretazione/intuizione registica/drammaturgica, se ne avverte il profumo e gli echi di una storia antica, impressa nella mente. Siamo appunto a Troia e la città è caduta sotto le rappresaglie per mano dell’esercito greco ed è in gioco il destino di queste donne rimaste ad aspettare fedeli il ritorno dei propri uomini, che invece son tutti tragicamente morti, anche i pappagallini, anche quelli sono morti. Il lutto regna ovunque. Il destino di quelle donne è la morte o la schiavitù, sotto il dominio del popolo degli Ateniesi, resta da decidere cosa è più umiliante per loro. E come accadeva in Euripide, anche in Sole non c’è un giudizio morale su eccidi e mostruosità umane quanto piuttosto una riflessione sul senso della guerra e sulle sue conseguenze. Sole non dà risposte rassicuranti ma pone invece tanti interrogativi ponendo lo spettatore di fronte ad una colpevolezza collettiva in cui tutti hanno le proprie colpe e responsabilità.
SOLE
libero adattamento da Le Troiane e Ecuba di Euripide
scritto, diretto e interpretato da Valentina Capone
musiche Alessandro Rinaldi
produzione ATCL
Teatro Brancaccino, Roma 2 e 3 aprile
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