Un rebus all'interno di un altro rebus: la bella storia di Desiderio che ritorna sulle scene dopo vent'anni ad opera dello scrittore e drammaturgo Ruggero Cappuccio!
Torna in scena, di nuovo a Roma al Teatro dei Conciatori e fino al 26 aprile, Shakespe Re di Napoli, e dopo venti anni dal debutto. Dopo chilometri e chilometri attraversati mietendo riconoscimenti ovunque, dopo esser passato nel lontano 1994 dal Festival di Santarcangelo transitando da quell’emozionato esordio romano al Teatro Argot di Trastevere dello stesso anno. E con gli stessi interpreti di allora, che con ben più maturità ed esperienza affrontano di nuovo lo stesso percorso vitale e/o mortale nelle pieghe ingarbugliate di un sipario corroso dal tempo, specchiandosi nei meandri oscuri di quella storia così ambigua e affascinante. Testo in versi pubblicato da Einaudi (2002) nella sua collana Collezione di Teatro che ha dato fama e lustro allo scrittore, drammaturgo e regista Ruggero Cappuccio. Importante punto di snodo nella scrittura dell’autore napoletano, che ha indirizzato la sua attenzione a grandi personaggi del passato, portando avanti la sua ricerca linguistica che parte da argomentazioni tipicamente partenopee, analizzando e scardinando una costruzione a metà fra un linguaggio fintamente colto e un distinto gergo popolaresco ma che nasconde una profonda ricerca, una minuziosa dedizione per giungere a una lingua nuova, fresca, sfrontatamente contemporanea.
Ma Shakespeare Re di Napoli spinge ad alcune riflessioni, nei primi anni del novecento, lo scrittore britannico J. Thomas Looney dedicò i suoi studi sulla ricerca della paternità delle opere di Shakespeare, sviluppando una sua teoria secondo la quale il gost writer di W.S. fosse Edward de Vere, conte di Oxford, il quale non potendo vergare lui di sua mano le opere che componeva per problemi diplomatici con la Regina Elisabetta I aveva scritturato un modesto attore, concedendogli il diritto di appropriarsi dell’autorato. Questo è quanto sostenuto da J. Thomas Looney nel suo pamphlet Shakespeare identified (1921) da cui poi è stato tratto anche il film Anonymous di Roland Emmerich nel 2011. Assistendo al racconto della commovente storia di Desiderio, bellissimo virgulto che si distingue per armonie di forme fra i suoi coetanei, allevato dal buon Zoroastro, alchimista in Napoli, protocollo degli sturci che non crede lui stesso alle sbobbe che prepara. Viene di fatto invitato a palazzo reale dove il Viceré in persona sta selezionando un attore che sarà mandato all’Engleterra a far parte della compagnia del poeta di allora più famoso nel mondo, Sceckspirete. Viene scelto Desiderio, per bellezza e bravura. Scopriremo poi che sotto il manto nero e la maschera d’oro ad impersonare il Viceré era proprio Shakespeare ad essersi innamorato del giovane fanciullo. E accade così che il ragazzo, rosa sempre aperta e sempre chiusa, rosa che nasce, rosa che muore, viene catapultato attraverso l’amore in un mondo che lo rapisce completamente. Il Teatro.
Il Bardo addirittura dedicherà a lui i suoi famosi Sonetti, unica opera composta in poesia. Ma un sogno premonitore sovverte i programmi, è in arrivo la peste a Londra, il giovane deve scappare a Napoli se vuole salvarsi e con sé recherà il più gran bel dono di quel meraviglioso sogno, quel manoscritto a lui omaggiato. Ma la nave su cui è imbarcato farà naufragio per una tempesta, Desiderio riuscirà comunque ad approdare a Napoli ma il suo tesoro, gelosamente custodito, nell’acqua sbiadirà. È dunque veramente Desiderio l’ispiratore di cotanta bellezza mai espressa in versi? Zoroastro dirà di lui: Tu te ne si jute pazzo e si turnate pegge! Come nelle argomentazioni di Looney circa l’autenticità delle opere di Shakespeare, così la storia di Desiderio quindi pone gli stessi interrogativi. E in ciò consiste il mistero e il fascino delle cose ammantate di segretezza e stupore. Questa è la grande bellezza, il grande pregio della grande maestria Ruggero Cappuccio. I due magnifici artefici di questo pregiato e delicato rito teatrale, unico e irripetibile, sono Ciro Damiano e Claudio Di Palma. L’uno sembra sbucato direttamente fuori da quella meravigliosa galleria di genere umano esposta nel museo di Castel Sant’Elmo così ben riprodotta dagli artigiani di pastori napoletani, una faccia scolpita nella cera con occhi profondi e luminosi che sembrano saette, l’altro sembra uno sgugnizzo, verace ed estroverso, con l’agilità e la leggerezza di una statuina di Vincenzo Gemito, un viso nobile e armonico che rammenta tanto i ritratti in nero di Salvator Rosa. Straordinari interpreti, autori con l’autore di aver rinnovato il ricordo di una serata indimenticabile. Assolutamente da non perdere!
Shakespea Re di Napoli
composto e diretto da Ruggero Cappuccio
con Claudio Di Palma e Ciro Damiano
musiche Paolo Vivaldi
scene e Costumi Carlo Poggioli
luci Giovanna Venzi
aiuto regia Nadia Baldi
Produzione Teatro Segreto
TEATRO DEI CONCIATORI fino al 26 Aprile
COMMENTI