La presidetta di SetUp Art Fair in un'intervista esclusiva
SetUp Fair è una realtà giovane tutta al femminile, con a capo due straordinarie donne che ogni anno, dal 4 anni si reinventano e si propongono con un programma a tutto tondo sull’arte, per gli adulti e per i bambini. Simona Gavioli e Alice Zannoni, rispettivamete presidentessa e direttrice.
SetUp Contemporary Art Fair è una fiera d’arte contemporanea che rivolge l’attenzione agli artisti emergenti. La fiera si svolge durante la l’Arte fiera di Bologna, celebre manifestazione sull’arte, tra le più importanti in tutta Italia. La cosa che più colpisce è la chiarezza con cui si presentano anche sul loro sito ufficiale in cui esprimono distintamente lo spirito della loro fiera “Il format di SetUp è pensato per far interagire le tre figure chiave del sistema dell’arte contemporanea: artista, curatore-critico, gallerista. Ad ogni espositore è chiesto di presentare un progetto curatoriale con almeno un artista under 35 presentato da un testo critico di un curatore under 35”.
Noi abbiamo parlato con la Presidentessa Simona Gavioli
– Si è appena conclusa la quarta edizione di SetUp Fair, un breve bilancio sui 4 anni.
Sono stati 4 anni molto intensi, non ci siamo fermate nemmeno un attimo. Dalla prima edizione, un po’ all’insegna della riqualificazione, un po’ all’insegna dell’incoscienza ci siamo posizionate come fiera di ricerca e trampolino di lancio per giovani leve (artisti, curatori, galleristi). Dalla prima edizione nel gennaio 2013 SetUp ha rafforzato il suo bacino di utenti e sta riuscendo nell’intento di diventare un evento internazionale. In questi quattro anni la fiera è cresciuta molto, sia per la presenza di gallerie, passate da 23 a 44, sia per la risposta del pubblico che ogni anno è sbalorditiva. Ma è cresciuta soprattutto a livello commerciale: la nostra proposta di progetti curatoriali ha avuto un riscontro commerciale molto interessante. Io mi pongo sempre grandi obiettivi: mi aspetto di raddoppiare le vendite ed avere una presenza di collezionisti internazionali sempre più attenti alla nostra realtà.
– SetUp Fair si svolge a Bologna, si può parlare della città ancora come uno dei centri nevralgici dell’arte in Italia?
Bologna è sicuramente stato un centro nevralgico dell’arte in Italia e crediamo fortemente che stia ritornando agli albori dei grandi anni in cui Silvia Evangelisti era la direttrice della fiera madre. Bologna può tutto, dalla sua parte non solo sta la posizione geografica, qui la gente ha desiderio di cambiamento e ha fame di cultura e di arte.
– Un particolare interessante è sicuramente la scelta del tema. Quest’anno è stato l’orientamento, ha già un’idea per il prossimo?
Si abbiamo già annunciato il tema dell’edizione 2017 durante le premiazioni: l’equilibrio. Vogliamo dare continuità rispetto al tema dell’orientamento, ma con un assetto diverso, una sorta di ripetizione differente che possa aprire nuovi scenari di ricerca e riflessione. Per questo, sempre in linea con il cuore e l’identità di SetUp, l’equilibrio è lo spunto per capire la faccia del mondo attraverso l’arte. Ci ha colpito molto il pensiero di Soren Kierkegaard che dice: “Osare è perdere momentaneamente l’equilibrio. Non osare è perdere se stessi”. Noi osiamo e rischiamo, siamo delle funambole. Allora tornando al discorso della continuità con il tema dell’edizione appena passata, se l’orientamento è “sapere dove andare” con la consapevolezza quindi del proprio essere, rimescoliamo le carte e chiediamo di osare, appunto per non perdere se stessi.
– Un modello da seguire sicuramente il vostro, che da sempre, non solo trovate di intrattenere gli adulti, ma anche i bambini.
L’area Kinder è fondamentale, non solo come servizio ma come segnale. E’ importante coltivare la creatività fin da piccoli, è importante che i bambini dialoghino con l’arte.
– Una formazione, quella di SetUp Fair, tutta al femminile con Alice Zannoni. Segno che forse qualcosa sta cambiando?
SetUp Fair è donna.
Ci divertiamo e lavoriamo come duecento uomini messi insieme. Scherzi a parte, la cosa più difficile è far capire che dietro a due gambe c’è anche un cervello. Quando la professionalità passa, il genere è una cosa secondaria e irrilevante, anche perché il mondo, che sembrava creato per gli uomini, per fortuna ora sta cambiando. Dopo la femminilizzazione dell’arte contemporanea a partire dal 2000 c’è stata una vera e propria rivoluzione e rivalutazione del ruolo della donna. Non siamo più solo gli angeli del focolare, ma siamo attive, coscienti e incazzate.
Si ringrazia Simona Gavioli per l’intervento.
Alessandra Gatti
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