Sessualità dis-abile: Marco Boccacci ci aiuta a comprendere raccontando la sua esperienza clinica.
La sessualità nella disabilità intellettiva si manifesta in maniera dirompente e alcune volte incontrollabile. Lo stesso desiderio, impulso sessuale dalle persone con un ritardo cognitivo non viene ben compreso e per questo non canalizzato in una giusta direzione. I comportamenti istintivi che conseguono all’impulso sessuale, soprattutto se si parla di giovanissimi e di adolescenti, vengono spesso agiti in pubblico e in maniera disorganizzata, occorre per questi motivi un’educazione sessuale anche e soprattutto in questi casi. Per comprendere meglio ho chiesto l’aiuto del dottor Marco Boccacci che da anni si occupa di ragazzi con ritardo mentale e si trova spesso a dover gestire e fronteggiare situazioni in cui si manifesta in maniera dirompente di questi stessi ragazzi. Marco Boccacci è psicologo e consulente in sessuologia clinica, da diversi anni si occupa di disabilità psichica, principalmente di autismo. Collabora con CulturAutismo svolgendo attività di intervento psicoeducativo con i bambini e gli adolescenti che segue.
Inizio la mia chiacchierata con Marco chiedendo in che modo la sessualità dei ragazzi che segue coinvolga il quotidiano e il suo lavoro.
La sessualità coinvolge i ragazzi che seguo nello stesso modo in cui coinvolge tutti noi. A cambiare le carte in tavola sono le caratteristiche dello specifico quadro clinico; i ragazzi che seguo hanno infatti difficoltà a decifrare quello che succede al loro corpo durante la pubertà, fanno fatica a interpretare i segnali del corpo ma anche le convenzioni sociali e questo può accadere sia nelle persone con un funzionamento cognitivo deficitario sia nelle persone con un buon funzionamento cognitivo. Queste difficoltà portano a dei comportamenti inadeguati in grado di compromettere l’integrazione con i coetanei ma anche la comprensione di quello che effettivamente sta accadendo. La non comprensione genera nervosismo e frustrazione -come d’altronde succede a tutti- e questo compromette le attività quotidiane. Immaginiamo di essere particolarmente eccitati, di non essere in grado di capire cos’è questa sensazione, di non sapere se è fame, rabbia o altro e di non riuscire a comunicare questo nostro disagio…sfido io a non innervosirsi!
Marco ti va di raccontarci un episodio in particolare che ti è capitato?
L’episodio che mi viene in mente riguarda Fabio (nome di fantasia) ragazzo di 12 anni con autismo a basso funzionamento cognitivo. Nonostante buone capacità comunicative Fabio presenta il seguente comportamento problematico: molto spesso si mette le mani negli slip e lasciando intravedere parti intime dalla tuta. Questo comportamento viene interpretato dalle insegnanti come un modo di masturbarsi. Analizzando meglio il comportamento e chiedendo alla madre si scopre che Fabio ha un importante problema urologico e usava questa modalità per alleviare il fastidio che non riusciva in alcun modo a comunicare verbalmente. Questo ci lascia immaginare come sia facile in questo ambito travisare comportamenti di persone con difficoltà comunicative.
In questi casi tu come intervieni?
Il mio intervento con questi ragazzi cambia con il cambiare delle capacità cognitive dei ragazzi stessi. Con persone che hanno buone capacità cognitive si possono approntare dai corso di educazione sessuo-affettiva in piccoli gruppi di coetanei. Corsi costruiti tenendo presente le caratteristiche specifiche di questo tipo di condizione. Per le persone con un basso funzionamento cognitivo tendo ad intervenire individualmente. In entrambi i casi è molto utile usare immagini, storie sociali, sequenze illustrate e tutti quegli strumenti che danno modo di sperimentare visivamente e tramite il proprio vissuto gli apprendimenti che si vuole trasmettere. È importante in ogni caso, mettere l’accento sul valore sociale ed emotivo di questi apprendimenti e sul fatto che essi devono essere accettati e condivisi non solo dai diretti interessati ma anche dalle loro figure di riferimento.
Dal momento che hai molta esperienza nel campo credo che la tua opinione sull’assistenza sessuale sia molto importante. Cosa pensi in merito all’istituzione di questa figura?
Riguardo l’assistenza sessuale credo ognuno debba avere il diritto di esperire la propria sessualità e se qualche persona non è in grado di provvedere autonomamente a soddisfare questo bisogno non vedo perché non debbano esistere delle figure professionali adeguatamente formate in questo. Inoltre nel discutere di questo argomento spesso ci si dimentica che ognuno di noi interpreta la propria sessualità in maniera del tutto personale e che non è detto che il rapporto completo sia la modalità auspicabile dalla totalità delle persone. Per quanto riguarda l’autismo ad esempio è comune riscontrare delle persone con ipo o iper sensibilità sensoriali che possono portare a una vasta variabilità di ciò che in ambito sessuale può piacere o non piacere.
Ringrazio Marco Boccacci per la disponibilità, il tempo e il prezioso contributo che ha dato a Female World per l’approfondimento della tematica sull’assistenza sessuale.
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