Dorte Mandrup, architetto danese, dice la sua sul sessismo imperante in architettura.
L’architetto danese Dorte Mandrup interviene sul sessismo imperante nel suo settore e dice basta all’espressione ‘donna architetto’.
Dorte Mandrup e il sessismo in architettura
Dorte Mandrup è un architetto di origini danesi, intervenuta sul sessismo che regna nel mondo del lavoro. A tratti implicito, spesso per nulla, la questione è emersa dopo essere stata inserita nella lista di Dezeen delle 50 donne architetto e designer da cui trarre ispirazione. L’architetto, che ha apprezzato il gesto, ha però comunque tenuto a comunicare il suo pensiero. Stop alle espressioni ‘donna architetto‘ o ‘donna designer‘, queste espressioni farebbero passare le donne come professioniste di seconda classe.
“Un passo nella direzione sbagliata“
Dorte Mandrup spiega il suo pensiero in seguito alla diffusione di questa lista. Dezeen, il magazine dedicato all’architettura e al design, ha stilato questo elenco in occasione della giornata internazionale delle donne, lo scorso marzo. “Apprezzo il gesto e capisco l’intenzione di riconoscere il valore di queste donne, ma penso che questo tipo di liste costituisca un passo nella direzione sbagliata“, ha spiegato l’architetto danese.
Il gender e le donne
“Non sono una donna architetto, sono un architetto” ribadisce Dorte Mandrup. Quando si parla di gender si tende a escludere gli uomini, come fossero oltre il genere, spiega Dorte, perciò non si utilizza l’espressione ‘uomo architetto’, è automatico. Essere considerata un architetto, senza specificare in precedenza il sesso, come fosse una sorta di scusa, un valore che va oltre l’aspetto professionale e che non riguarda quest’ultimo. E’ quello che la Mandrup chiede nel suo commento alla lista stilata da Dezeen. “Come persona creativa che lavora in un campo creativo, mi baso sulla mia capacità di affrontare sfide complesse con un set di abilità pieno di sfaccettature, non come donna, ma come architetto professionista“.
Il commento su Lina Bo Bardi
Un architetto ha recentemente commentato l’opera SESC Pompéia dell’architetto Lina Bo Bardi, italiana naturalizzata brasiliana, dicendo: “È tutto così incredibilmente crudo e ultra brutale che quasi non si può credere che sia il lavoro di un donna“. Dorte Mandrup ha fortemente criticato quest’affermazione, non solo per l’aspetto sessista e del gender, ma in quanto le architetto sono ritenute in un certo senso meno capaci degli uomini. Quando queste realizzano opere di grande qualità ricevono premi o speciali menzioni, solo in quanto donne, atto decisamente discriminatorio.
COMMENTI
capèisco che ka professionista presa dal suo lavoro ha avuto poco tempo per soffermarsi sulla questione linguistica ma è bizzarro obiettare che non si dice uomo architetto ma solo architetto: possibile che l’artista non capisce che in quel maschile grammaticale l’uomo è incluso e solo l’uomo? Le sue obiezioni , con tutto il rispetto , sono novecentesche – o forse ottocentedche_Urge un aggiornamento da parte di chi le sta accanto
[…] realtà è ben differente. Continuiamo ad avere salari inferiori e posti di categoria minore, siamo sessualizzate ogni volta che si […]