Selfie: siamo davvero difronte ad una nuova dipendenza?
Selfie. Il termine selfie deriva dallo slang inglese e significa “autoritratto fotografico”. La moda del selfie, esplosa con l’avvento dei social network, sta iniziando a prendere sempre più piede, assumendo alcune volte dei tratti ossessivi. Realizzare lo scatto perfetto in grado di totalizzare il maggior numero possibile di like per molti potrebbe rivelarsi fatale in termini di salute mentale. Recentemente, infatti, sono stati diffusi i risultati di uno studio condotto dall’ APA (American Psychiatric Association), secondo il quale la mania del selfie celerebbe una psicopatologia. Il disturbo da selfie compulsivo avrebbe trovato anche un nome in questo caso, ovvero, “selfitis” che in italiano potrebbe tradursi come “selfite”. L’ipotesi alla base dello studio sostiene che la mania del selfie celerebbe una mancanza di autostima e alcune lacune nella propria vita privata: da qui la mania di rendere pubblico quasi tutto ciò che si fa immortalando con uno scatto soddisfacente. Pubblicare le foto della propria intimità compenserebbe la mancanza di autostima. In un’ottica psicopatologica l’APA ha distinto diversi livelli di selfitis: selfitis borderline cioè coloro che si limitano a 3 selfie al giorno, che siano pubblicati o meno online; selfitis cronici coloro che pubblicano più di 6 foto al giorno.
Il caso di un diciannovenne inglese. Se tutto ciò ad una prima lettura potrebbe sembrarci assurdo basterà dare uno sguardo a ciò che realmente accade nel mondo rispetto ai selfie per capire se la mania da selfie è solo un’innocente moda o un comportamento che potrebbe causare una vera e propria dipendenza. Siamo in Gran Bretagna, dove un giovane tenta di uccidersi non riuscendo a sconfiggere la sua mania per i selfie. A causa dell’ossessione per i selfie il giovane non è uscito di casa per diversi mesi. Un simile atteggiamento ha causato l’abbandono della scuola e la perdita di 12 chili in pochissimo tempo. Mesi, mesi e mesi passati in casa a realizzare selfie (circa 200 al giorno) e, il ragazzo, non vedendo una via d’uscita ha cercato di togliersi la vita, fortunatamente il tentativo di suicidio è stato vano e il giovane è riuscito a salvarsi. Attualmente è in cura.
Dipendenza. I presupposti per parlare di una vera e propria dipendenza sembrano esserci tutti. I criteri di compulsività, ripetitività ed ossessione vengono pienamente soddisfatti. Le conseguenze negative sulla vita privata, sociale e lavorativa possono essere messe al pari di quelle provocate da una qualunque altra dipendenza comportamentale (il caso del giovane inglese ne è un esempio nitidissimo). Possiamo quindi dire che è nata una nuova dipendenza? I presupposti ci sono tutti, bisognerà attendere il parere ultimo della comunità scientifica.
COMMENTI
[…] che inizia il post di Alda D’Eusanio, pubblicato sul suo profilo Facebook il 5 settembre. Il selfie allegato al post ritrae la conduttrice televisiva che si punta un coltello alla gola. Alda […]