Robot killer: armi letali autonome

Robot killer: armi letali autonome

I robot killer avanzano: una campagna si oppone

Un meeting per i robot killer – Dal 13 al 16 maggio all’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra ha avuto luogo una riunione di esperti per dibattere del tema ‘laws’: non si tratta di argomenti giuridici, bensì di Lethal Autonomous Weapons System, meglio conosciuti dal pubblico come i robot killer. Si tratterebbe, ancora una volta, di automi progettati per colpire un obiettivo anche senza l’intervento e la presenza fisica dell’uomo. Un ulteriore automatizzazione della guerra, nel tentativo di renderla sempre più “asettica e invisibile”, come ha commentato Francesco Vignarca, coordinatore della rete italiana per il Disarmo.

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I precedenti – I robot killer, del resto, non sono una novità. Ben conosciuti sono i droni USA: aeromobili a pilotaggio remoto, che possono volare e muoversi senza qualcuno che li diriga al loro interno. Droni usati sempre più a scopi militari, meno per scopi civili. Dalla Gran Bretagna c’è Taranis, una sorta di versione inglese del drone: anche questo sempre più un robot killer, nel senso che può sganciare bombe e missili pilotato a distanza. E come questi tanti altri. In generale, si stanno formando in vari paesi –Usa, Cina, Gran Bretagna, Israele, Russia – dei veri e propri eserciti automatizzati: sempre più l’affidamento fatto alla tecnologia.

Stop ai robot killer – Alla notizia dell’ultimo convegno, diverse organizzazioni per i diritti umani si sono mobilitate e hanno dato vita ad una campagna per fermare queste, per solo possibili, “innovazioni”. E’ stata subito colta, infatti, la portata etica e problematica della questione: un robot, un automa, che diventa padrone della vita e della morte delle persone. Un robot che magari non è in grado di distinguere un militare da un civile durante una guerra. Un robot killer che renderebbe una guerra un “mira al bersaglio”, qualunque esso sia. La campagna punta sulla Convenzione su certe armi convenzionali, che si terrà il prossimo 14 novembre, nata proprio per impedire lo sviluppo o l’uso di armi “armamenti che infliggerebbero sofferenze inutili e non necessarie ai combattenti, o che colpirebbero i civili indiscriminatamente”.

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