Cecilia Martini Bonadeo ha vinto il più prestigioso premio per la traduzione dall'arabo di un testo medievale scritto dal filosofo al-Farabi. Un ponte tra la cultura occidentale e quella araba. Una storia che fa riflettere e che accende i riflettori sulla situazione della ricerca in Italia.
Si chiama Cecilia Martini Bonadeo, è originaria del vicentino, ha 39 anni, due figli ed è una ricercatrice italiana di 39 anni. Ovviamente precaria. Il suo nome è motivo di vanto per la cultura italiana perché grazie al suo lavoro, Cecilia ha ricevuto un premio per la traduzione dall’arabo antico de “L’Armonia”, testo filosofico di al-Farabi. Il premio, che ammonta a 200 mila dollari, verrà consegnato dalla casa reale Saudita ed è il più prestigioso premio di traduzione dall’arabo. Il riconoscimento internazionale proviene dalla fondazione culturale di Riyadh che porta il nome del re saudita Abdullah bin Abdulaziz.
Il lavoro della ricercatrice – “Un riconoscimento che mi riempie di gioia e che mi ripaga di tante umiliazioni”, dice ai microfoni di CorriereTv la giovane ricercatrice. La Bonadeo parla della sua situazione di precaria all’interno del sistema ricerca italiano e afferma che, se non fosse per i suoi figli, per suo marito e per i suoi genitori, sarebbe andata volentieri all’estero “magari in Germania, dove ho lavorato proficuamente alle mie ricerche per anni”. Il lavoro della ricercatrice, che si svolge principalmente nelle università di Pisa e Padova, si pone l’obiettivo di costruire un ponte tra la filosofia greca classica, rappresentata soprattutto da Platone e Aristotele, e quella araba. Il testo che Bonadeo ha tradotto, infatti, è stato scritto dal filosofo medievale al-Farabi, è ha come titolo completo, appunto, “L’Armonia delle opinioni dei due saggi Platone il divino e Aristotele”.
Un ponte tra cultura occidentale e cultura araba – Il premio, istituito nel 2006 su iniziativa del re saudita Abdulaziz, ha un duplice obiettivo: innanzitutto quello di far conoscere l’impatto che lingua e cultura araba hanno avuto sul pensiero occidentale moderno; poi quello di avviare, attraverso la cultura, un dialogo tra Mondo Arabo e Occidente, che possa portare a condivisi percorsi di pace. La consegna del premio, come da tradizione, avverrà in autunno e fuori dall’Arabia Saudita, molto probabilmente in Brasile. La storia della ricercatrice Cecilia Martini Bonadeo deve far riflettere: fino a quando la ricerca, e l’istruzione in generale, in Italia continueranno a non avere quei riconoscimenti che invece provengono dall’estero? Fino a quando i nostri ricercatori saranno costretti a lasciare il nostro paese, per secoli culla della cultura mondiale, perché il loro lavoro vale ben poco?
Augusto D’Amante
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