Randi Zuckerberg: la sorella del fondatore di facebook ha pubblicato due libri sui pericoli dei social network. Dot, storia illustrata per bambini, e Dot complicated, una guida per il web. "La cosa grandiosa nel vivere nel futuro è che siamo costantemente connessi. La cosa cattiva nel vivere nel futuro è che siamo costantemente connessi"
Randi Zuckerberg e Dot– Randi Zuckerberg, la sorella del fondatore di Facebook, ha pubblicato due libri sui pericoli dei social media, una sorta di guida per il web. L’articolo dell’Indipendence esordisce con: “La cosa grandiosa nel vivere nel futuro è che siamo costantemente connessi. La cosa cattiva nel vivere nel futuro è che siamo costantemente connessi.”. Preambolo efficace per il lavoro di Randi Zuckerberg che si schiera tra chi è preoccupato dell’influenza che i social network possano avere sulle nostre vite, pur riconoscendone la grande potenzialità. Il primo libro si chiama Dot ed è un libro illustrato per bambini: Dot è una bambina che passa tutto il suo tempo sui social media. È una fiaba tutta moderna in cui un giorno, al posto della strega, la madre arriva e toglie all’eroina l’iPad. Ecco iniziata la situazione di pericolo: Dot, come nelle fiabe, dovrà superare l’ostacolo posto da se stessa, l’ossessione per la tecnologia, e re-imparare a guardare il mondo.
A scuola non si insegna Educazione alla tecnologia– L’idea di Randi Zuckerberg è arrivata in parte dalle preoccupazioni dei genitori sulla qualità della vita dei propri figli. A scuola infatti nessuno insegna ai bambini come approcciarsi alle nuove tecnologie e così questo approccio spesso diventa mania. Il secondo libro s’intitola “Dot complicated”, una sorta di guida per il web in cui Randi spiega come parlare di tecnologia significhi anche parlare di privacy, carriera, famiglia, galateo, comportamento. La sorella del fondatore di Facebook parla dell’ “oversharing”: “Solo perché tu puoi documentare ogni momento della tua vita, non è detto che devi farlo”.
Esigenza di testimoniare la propria vita– Forse facebook ha qualcosa a che fare con la paura della morte, con la perenne esigenza di testimonianza di una vita. Alcuni profili sembrano gridare: io esisto! Ho fatto questo, sono andata qui, ho visto questa persona e, soprattutto, mi sono divertita! Abbiamo cominciato a credere che tutto ciò che non è documentato, fotografato, scritto non è mai esistito? Inconsciamente forse sì.
COMMENTI
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