Le quote rosa sono delle regole legali che stabiliscono un minimo di donne o una proporzione da rispettare per entrambi i sessi nel momento in cui vengono istituite liste elettorali o ordinati consigli di amministrazione, nel caso delle aziende.
Sono passate poche settimane dalle ultime elezioni per l’istituzione del nuovo governo, che hanno lasciato l’Italia, ancora una volta, in balìa di politici forse ormai poco consoni a questo mestiere. Il 16 marzo scorso però, è stata eletta Presidente della Camera Laura Boldrini, giornalista e politica, a capo di importanti cariche sia in Italia che in Europa. L’elezione dell’esponente di Sel a capo dei lavori della Camera è sembrata a molti un segno importante per il nostro Paese, un sintomo (forse) di cambiamento, di cambio di rotta, ma soprattutto un segnale che riporta tutta la nostra politica e, più in generale, la nostra società, al discorso delle cosiddette “quote rosa”.
Cosa sono le quote rosa – Le quote rosa sono delle regole legali che stabiliscono un minimo di donne o una proporzione da rispettare per entrambi i sessi nel momento in cui vengono istituite liste elettorali o ordinati consigli di amministrazione, nel caso delle aziende. Riguardo questo delicato argomento, la situazione nel nostro Paese è molto critica: infatti, nel 2010, i capi membri nelle aziende quotate erano per circa il 93% uomini. Per ovviare a questa triste disparità, dal 2012, tutte le aziende quotate, per legge, hanno il dovere di garantire la presenza di 1/5 di donne nei loro consigli di amministrazione.
La proposta della Commissione Europea: 40% dei posti riservato alle donne – Il resto del mondo non si trova in una situazione migliore di quella italiana per quanto riguarda la presenza di donne in organi istituzionali o in consigli di amministrazione: l’Asia, per esempio, è il Paese più maschilista, con la presenza del 64,4 % di uomini al vertice di un’azienda. I Paesi più avanzati in fatto di “quote rosa” sono invece quelli Scandinavi, con la presenza del 41% di donne ai vertici delle più importanti aziende. La Commissione Europea ha elaborato una proposta, valida per tutti i Paesi dell’Unione, che prevede che, entro il 2020, il 40% dei posti nei consigli di amministrazione delle società quotate sia riservato alle donne. Molti sono stati coloro che si sono opposti a questa proposta ma, d’altro canto, c’è anche chi ha sostenuto che questo sia “un provvedimento necessario per dare una scossa affinché si colmi questa scarsa presenza delle donne negli organismi decisionali”. Il mercato di oggi sembra che stia già progressivamente colmando questo divario e molti temono che l’introduzione delle quote rosa rappresenti in sé una nuova discriminazione. Non basta, infatti, semplicemente far sedere ai più alti vertici le donne: queste devono avere funzioni importanti, devono avere potere, devono saper e poter comandare; perché, finché avere una donna al potere sarà solo un vanto, o un aumento di percentuali, non ci saranno pari opportunità.
COMMENTI
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