Pubblicità sessiste in Italia: la ricerca

Pubblicità sessiste in Italia: la ricerca

Una ricerca studia come in Italia si producano pubblicità sessiste.

La ricerca sulle pubblicità sessiste in Italia – Un’importante indagine condotta dall’Art Directors Club Italiano (Adci) in collaborazione con Nielsen Italia e con il Dipartimento di filosofia e comunicazione dell’Università di Bologna ha fatto luce sulle pubblicità sessiste italiane. “Come la pubblicità racconta le donne e gli uomini, in Italia”, questo è il titolo della ricerca, studia in che modo “La pubblicità italiana è considerata tra le più sessiste al mondo. Crea, sostiene e promuove stereotipi e modelli discriminanti, relegando la donna a ruoli gregari, decorativi e ipersessualizzati”, queste le parole del presidente dell’Adci, Massimo Guastini. Anche Laura Boldrini, riguardo alle pubblicità sessiste, sostiene: “Serve porre dei limiti all’uso del corpo delle donne nella comunicazione. È inaccettabile che in questo paese ogni prodotto, dallo yogurt al dentifricio, sia veicolato attraverso il corpo delle donne.”

pubblicità sessiste in italia

 

I dati del Gender Gap – Il medium della pubblicità, così diffuso, è uno specchio sincero della società in cui viviamo. Se l’Italia nel Gender Gap Index del 2012, che misura la parità di genere, era all’80° posto dopo l’Uruguay, non c’è da stupirsi se i corpi delle donne sono utilizzati all’interno di pubblicità sessiste indipendentemente dal prodotto. La ricerca dell’Adci presenta alcuni dati notevoli che provengono dal rapporto sulla violenza di genere in Italia di Rashida Manjoo, relatrice speciale dell’ONU: “Nel 2006 il 53% delle donne comparse in TV era muta; il 46% associata a temi inerenti il sesso, la moda e la bellezza; solo il 2% a temi sociali e professionali.

 

Il ruolo delle donne – Insomma l’immaginario delle donne che vivono nella società italiana è riprodotto all’interno di pubblicità sessiste: i corpi delle donne, le loro pratiche, i loro interessi sono sempre visti in chiave materna o sensuale o da casalinga che si stia pubblicizzando un prodotto alimentare, un completo intimo o un prodotto per la casa.  

COMMENTI

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    […] donne del Pd di Bologna che ha segnalato l’accaduto all’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (IAP). Mazzoni ha così commentato ironicamente: “Evidentemente all’azienda non è bastato […]

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    […] per la vendita da parte del Comune dei nuovi spazi pubblicitari. Abbiamo voluto che non ci fossero messaggi sessisti o di violenza in riferimento ai corpi delle donne”. Nella Capitale non ci saranno più cartelloni […]

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    […] Rappresentare le donne come oggetti nei media è corretto, utilizzarle all’interno di spot sessisti è corretto; ammettere di avere il ciclo mestruale è considerato vergognoso, tanto da doverlo […]

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    […] in occasione della decisione del sindaco Marino di tutelare i corpi delle donne nei cartelloni pubblicitari della Capitale, si è espressa: “Certe pubblicità che noi consideriamo normali, con le donne che […]