“Se la prostituzione non può essere estirpata, può essere quanto meno regolata, in un senso che tuteli al massimo chi la pratica e non esponga ancora alla barbarie dello schiavismo”. Con queste parole la senatrice Maria Spilabotte, esponente del Partito Democratico, ha lanciato una proposta sulla regolamentazione e legalizzazione della prostituzione.
“Se la prostituzione non può essere estirpata, può essere quanto meno regolata, in un senso che tuteli al massimo chi la pratica e non esponga ancora alla barbarie dello schiavismo”. Con queste parole la senatrice Maria Spilabotte, esponente del Partito Democratico, ha lanciato una proposta sulla regolamentazione e legalizzazione della prostituzione.
Regolamentare e legalizzare la prostituzione – Senza dubbio la proposta della senatrice Spilabotte è destinata a far discutere, e non poco, i suoi colleghi Onorevoli. Regolamentare la prostituzione, dunque, e renderla legale: è questo quello che ha chiesto la senatrice del Pd che ieri, in un’intervista al settimanale della provincia di Frosinone, Qui sette, ha espresso la sua proposta, che presto potrebbe essere discussa alla Camera. “Credo che sulla prostituzione si debba superare un tabù e decidere di governare il fenomeno”, ha detto Maria Spilabotte, che ha poi spiegato come “una regolamentazione è necessaria perché con la mancanza di regole o, peggio, con la proibizione, si produce solo una sostanziale indifferenziazione tra libere scelte di autodeterminazione e prostituzione coatta, sfruttata e gestita dalle organizzazioni criminali di tutto il mondo”.
Tassare anche le ‘lucciole’ – La proposta della Spilabotte rappresenta un modo per dare garanzie di sicurezza alle donne che praticano la prostituzione, o è un modo per tassare anche le ‘lucciole’? Il progetto, infatti, prevede l’iscrizione alla Camera di Commercio con tanto di apertura di partita Iva, patentino, certificato di qualità e anche cooperative in cui riunirsi per esercitare insieme, nello stesso edificio, la professione più antica del mondo. inoltre è altresì prevista una depenalizzazione della prostituzione volontaria e donne impresarie di se stesse. “Le prostitute che vogliono esercitare liberamente e vogliono vedere riconosciuta la propria professione devono potersi iscrivere alla Camera di Commercio, avere un albo specifico e una partita Iva. Sarebbero impresarie di se stesse e potrebbero beneficiare di tutti i diritti e doveri degli altri lavoratori, dal sistema previdenziale alla pensione. E ovviamente pagherebbero le tasse, contribuendo al sistema erariale nazionale. Si potrebbe ripensare anche alla possibilità, per più donne che lo decidono, di riunirsi in cooperativa ed esercitare tutte in una stessa sede”.
Parola d’ordine: prevenzione – Un punto fondamentale per la senatrice del Pd è poi quello della prevenzione. Difatti, come ha ben spiegato lei stessa nell’intervista, “bisognerebbe mettere in atto massicce campagne di sensibilizzazione nelle scuole rivolte ai maschi, che devono capire che la donna non è un oggetto di possesso e che le diversità vanno rispettate e non violentate. Oltre a misure di sostegno e protezione delle donne che vogliono uscire dal giro, ribellarsi, reintegrarsi”.
COMMENTI
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[…] la Legge Merlin, dal nome della senatrice socialista Lina Merlin che l’aveva proposta, sulla regolamentazione della prostituzione. In Italia esistevano le “case di prostituzione”, locali domestici dove le donne maggiorenni e […]
Terribile proposta! Patentino, tasse, così lo stato diventa peggio dello sfruttatore! Almeno così qualche prostituta riesce a mantenersi libera, ma se interviene lo stato è finita! D’accordo invece sulle massicce campagne di sensibilizzazione nelle scuole rivolte ai maschi. Infatti le donne meritano il massimo rispetto anche se esercitano la prostituzione e questo deve diventare per sempre una cosa ovvia!