Il Primo maggio non dovrebbe essere semplicemente simbolo del nulla. Il lavoratori dovrebbero essere celebrati ogni giorno
Antigone, Giovanna D’Arco, Le Suffragette, le componenti del movimento “Se non ora quando” etc. sono solo alcune degli esempi possibili da portare in materia di rivendicazione di diritti. In un giorno in cui la retorica di Stato e le logiche di Partiti e Movimenti si spingeranno ad impalmarsi di meriti per il lavoro svolto negli ultimi anni, pochi saranno coloro i quali volteranno lo sguardo a quelle condizioni e disagi che meriterebbero invece diversi tipi di riflessione. Riflessioni che dovrebbero muovere nel senso di creazione occupazionale durante tutti i 364 giorni l’anno, affinché la festa del 1° Maggio non sia un semplice simbolo del nulla.
Prospettive in atto – Alle 17.48 di ieri pomeriggio l’ANSA pubblicava un piccolo resoconto consuntivo, redatto dall’ISTAT, piccolo si fa per dire, del tasso di disoccupazione nel mese di Marzo nel nostro Paese. Oltre ai dati che sono abbastanza impressionanti e che meriterebbero competenze nettamente più tecniche, c’è una voce del conteggio che sa di paradossale. E’ principio fondamentale del nostro ordinamento, ma ancor prima dovrebbe esserlo della nostra morale, che i sessi sono in condizione eguale. Spesso le tavole della legge restano mute: mentre, stando ai dati ISTAT, il lavoro degli uomini occupati cresceva di 19.000 unità le donne perdono 70.000 unità rispetto a Febbraio.
Smisurate preghiere – Senza volerci ancorare ad ideologie o ad idoli, a finti eroi o falsi miti, bisognerebbe uscire da quel guscio di pace e tranquillità. Bisognerebbe iniziare a capire che il bene comune, non come più volte impiegato retoricamente, ma inteso come garanzia sociale estesa a tutti, senza alcuna distinzione, è l’unico motivo del perché abbiamo creato e manipolato questo mondo. Non dovremmo lasciare spazio a comportamenti misogini o tanto meno razzisti. La tanto invocata e acclamata parità dei sessi può e deve essere raggiunta, se ognuno facesse il proprio e se tutti si prendessero, responsabilmente, cura della collettività. Come? Da ciascuno con i propri mezzi a ciascuno per i propri bisogni.
Lorenzo Serafinelli
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