Primavera Argot/Rassegna performativa giovanile 2015

Primavera Argot/Rassegna performativa giovanile 2015

Due Spettacoli opposti e complementari per una nuova dimensione di ricerca teatrale all'interno della Rassegna Primavera Argot presso l'omonimo teatro romano.

All’interno della stagione del Teatro Argot di Roma vi si può trovare in questi giorni una mini stagione del rinnovamento denominata: Primavera Argot/Rassegna performativa giovanile 2015 dal 21 aprile al 7 maggio. L’intento della programmazione – costituita da sei momenti di rinascita e continuità – è dare risalto a realtà teatrali emergenti che hanno urgenza di esprimere una loro necessità a esistere all’interno di un panorama teatrale più vasto e articolato. Il desiderio di confrontarsi con un pubblico da parte di un teatro che della ricerca e dello sviluppo ne ha fatto la propria bandiera. Alice Drugstore della compagnia perugina OSM Dinamic Acting prende a prestito la ben più famosa favola onirico-surreale di Lewis Carroll per addentrarsi nell’analisi complessa e delicata del transessualismo. Traslando e trasportando il viaggio dell’incantata Alice, con tanto di coniglio Ossimoro e mescita di thé, in un locale notturno. Matteo giovane artista un po’ imbroglione in verità, bleffando sulle sue qualità di performer, si presenta in vece di un altro nel Drugstore, che prende il nome proprio da quel personaggio che il ragazzo dovrà impersonare, nello show in cui si esibiscono le Drag e a cui manca la stella del varietà. Inizialmente faticherà a farsi accettare dalle altre Queen del club ma pian pianino mentre le puntate de Il Segreto, la soap spagnola, scorrono su di uno schermo di un piccolo televisore in un angolo in fondo al palcoscenico, e sotto l’occhio critico di una Madame/Maitresse anche la vita surreale ed immaginaria di Alice può avere un significato.

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Resta però da chiedersi perché nonostante tutta la buona volontà impressa dagli interpreti e dalla regia, con un testo/pastiche vagamente poetico e confusionario, ci si voglia confrontare con tali argomentazioni, per quanto le premesse potessero essere positive, se le idee son così confuse? Ma perché tutte le volte che si prova a raccontare un mondo così complesso e  a volte incomprensibile, si sfori sempre nel patetico, nel trash più puro rappresentato – su tutto – da quegli abiti raccattati a un mercatino dell’usato? È solo un esempio della confusione che regna in palcoscenico. Non basta un tacco dodici ad autorizzare chiunque a innalzarsi a conoscitori di un mondo così complicato ed enigmatico. Di tutta altra pasta è invece il testo dell’autore Marco Andreoli messo in scena con meticolosa intelligenza e attenzione millimetrica da Alessandra Felli: Moel. Quattro straordinari interpreti bravi e sensibili illustrano in un’ora e mezza un intricato e accattivante thriller teatrale messo su dall’autore romano. In un condominio della periferia romana, quattro appartamenti, quattro inutili esistenze si trovano a condividere lo spazio scenico, come formichine in un formicaio, in modo coatto e forzato la stessa vita.

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Osip un aitante e aureo atleta russo, tiratore scelto e campione olimpionico con ambizioni terroristiche, Esh un curatissimo indiano usuraio, truffaldino e cartomante con tanto di ventiquattrore professional al seguito e outfit stiloso nella sua pacchianeria orientale, Myriam ragazza ebrea fantasiosa e frustrata con manie per la pulizia delle muffe e infine Laura un anoressica e determinata ragazza italiana, ma aspirante suicida. Qualcuno di loro in quel gioco perverso perderà la vita per ragioni oscure, dopo un pic-nic incidentale, e tocca allo spettatore ricomporre i vari pezzi del mistery mescolati ad arte. Il testo approfondisce con raziocinio il tema dell’interrazialità e dell’integrazione in una grande città europea e di come questi temi controversi possano creare delle dinamiche enigmatiche fra i quattro protagonisti. Un meccanismo che si incastona alla perfezione, un puzzle narrativo, un osservazione drammaturgica innovativa che tiene incantati fino alla fine dell’intricato giallo per poi subito dopo ancora ripensarci per rimettere al loro posto i vari tasselli del racconto. E la regia asseconda perfettamente il piano espositivo dei fatti, la candida scena soffice e ovattata di Marta Crisolini Malatesta, è già la scena del crimine fin dall’inizio, con tanto di transennamento per non inquinare lo svolgimento delle indagini e gli effetti sonori delle musiche di Francesco De Nigris aggiungono un ulteriore tassello come un metronomo ad un perfetto ingranaggio. Equilibrio, amalgama ed omogenità!

ALICE DRAGSTORE

drammaturgia di Daniele Aureli e Massimiliano Burini

con Matteo Svolacchia, Samuel Salamone,

Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli,

Stefano Cristofani

regia di Massimiliano Burini

dal 24 al 26 aprile

MOEL

di Marco Andreoli

con Vladimir Doda, Silvia Grande, Giuseppe Rispoli, Francesca Tomassoni

regia Alessandra Felli

dal 1 al 3 maggio

Teatro Argot, via Natale del Grande, Roma

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