Una indagine ragionata e composta sulla poetica Pasoliniana con la quale si confronta il duo ricci/forte è in scena a Roma nel teatro della capitale a conclusione di stagione. Un lucido e freddo reportage sul ruolo del teatro e degli artisti che lo nutrono. Una seduta medianica per riscoprire le nostre responsabilità di fronte ad un personaggio ancora troppo scomodo.
Il pregio/difetto di ricci/forte è quello di condensare sempre in pochi giorni la permanenza/comparsa nella città che li ha visti trionfare in tante occasioni, e non fa eccezione Roma dove si sono formati ed hanno mosso i primi passi verso quella poetica che li ha contraddistinti in tutti questi anni. Ed è un vero peccato. Ritornano sul palcoscenico del Teatro Argentina di Roma solo per tre giorni a chiusura di stagione, ma last but not least e lo fanno in grande stile, con un omaggio alla produzione poetica di Pier Paolo Pasolini dal titolo PPP Ultimo Inventario Prima di Liquidazione. Un’asta letteraria in cui si mette all’indice una purezza stilistica che via via è sempre più a fuoco, fra il manierato e l’ormai riconoscibile stile del duo noto in tutto il mondo. Tutti gli eccessi e le provocazioni sono stati, almeno per una volta, messi al bando. Quello che interessa qui è esporre in modo indecente, come piaceva a Pasolini del resto, uno panoramica obliqua sull’importanza che ancora oggi può avere il pensiero del poeta più significativo del novecento.
Quasi un affresco storico e lo musiche lo sottolineano – bellissima la stilizzazione su una danza scomposta del gioco del calcio o della battitura a macchina – di quegli anni dorati in cui però purtroppo lo scrittore e cineasta faticava a imporre le sue idee, tant’è che vi ha perso tragicamente la vita. Cercando di trovare una spiegazione a quei tanti interrogativi che si poneva. Un affresco a tinte forti, variabilmente cangianti, ove anche il pneumatico, segno di riconoscimento di quel marchio impresso sul corpo martoriato, assassinato barbaramente, schiacciato, ritrovato all’idroscalo di Ostia, ha perso il suo colore nero pece originario e il suo significato (ancora è viva nella mente la pedata/timbro impressa violentemente con gli anfibi dai colleghi di scena sul corpo ignudo di Francesco Scolletta, sullo stesso palcoscenico, che cercava di schivarle per difendersi in Still Life di qualche anno fa), qui i pneumatici sono scoloriti, scambiati di colore, unico elemento scenico, quasi bianchi sono un oggetto da elevare a pop art insieme ai neon fosforescenti che ricordano quelli di Mario Merz (la scena è di Francesco Ghisu).
Il poeta è rimasto solo con le sue donne acquattato fra foto in bianco e nero che via via prendono colore. Giuseppe Sartori, attore simbolo inconfondibile del teatro di ricci/forte, anche lui è rimasto solo con un nugolo di colleghe capeggiate dalla sempre brava ed espressiva Anna Gualdo. Segnale incontrastato dell’amore sviscerato di Pasolini per sua madre, sua cugina e per una serie di donne importanti che hanno accompagnato la sua controversa breve esistenza. Ma quelle cinque donne sono anche i personaggi di un soggetto di una sceneggiatura che non prenderà mai corpo, ricoperte, fasciate di un verde foresta Salgari. Pasolini diventa dunque uno spartiacque anche per ricci/forte, esiste un prima e un dopo, a noi tocca purtroppo il dopo. La riflessione riporta in luce uno sguardo critico a ciò che siamo diventati a anni di distanza dalla sua scomparsa, e quel corvo rappresentante dell’intellettuale di sinistra bisogna scovarlo in sala con la lucetta del minatore in una cava buia e senza uscita. Basta immolare un altro scomodo usignolo affinché le nostre coscienze – pubbliche e private – siano mondate da ogni responsabilità, ma esiste, c’è qualcuno che risponde a questo appello? Intanto all’ennesimo, assurdo atto omofobo si risponde solo con uno scarico di responsabilità e non con un’ammissione di colpa.
PPP ULTIMO INVENTARIO PRIMA DI LIQUIDAZIONE di ricci/forte
drammaturgia ricci/forte
regia Stefano Ricci
con Giuseppe Sartori, Anna Gualdo, Capucine Ferry, Emilie Flamant, , Liliana Laera, , Catarina Vieira
movimenti Francesco Manetti
costumi Gianluca Falaschi
scene Francesco Ghisu
produzione CSS Teatro stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia
in coproduzione con Festival delle Colline Torinesi
Teatro Argentina, Roma dal 14 al 16 giugno
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