Due uomini a confronto in un atmosfera claustrofobia e speculare, si scambiano reciprocamente i ruoli di predominanza. Un interessante gioco teatrale tratto dalla sceneggiatura di Harold Pinter del film Sleuth del 2007 da cui Antonio Sinisi ne trae un ulteriore snellimento a favore di uno spettacolo scorrevole e piacevolmente stridente.
C’è qualcosa di sinistro, di stridente, in Polar di Antonio Sinisi in scena al Teatro Studio Uno di Roma, sì, come quei meccanismi poco oleati che nell’azionarsi producono un suono che all’orecchio risuona fastidioso se non insopportabile. Un gioco a incastri che sembra alludere a scatole cinesi, una nell’altra senza soluzione di continuità. Teatro nel Teatro? In scena troviamo uno scrittore di successo, un autore teatrale, adattatore e autore ricchissimo (come possa essere oggi, un autore di teatro ricchissimo, è da capire però la convenzione vuole così, forse un chiaro riferimento proprio a Harold Pinter da cui la piéce è tratta?) tale Sir Wyke, posizionato nella sua favolosa villa ove può disporre di una altrettanto lussuosa suite che poi offrirà in dono a Mario Tindle, parrucchiere/attore all’anagrafe Tindolini, di origini chiaramente mediterranee, che adora bere Valpolicella. Giunto in casa dello scrittore a reclamare il divorzio della moglie di costui, Maggie, la quale è la sua attuale amante e che intende sposare subito dopo la separazione legale. Si dà il caso che lo scrittore al divorzio oppone/propone un furto di preziosissimi gioielli della donna con polizza di riscatto affinché i due amanti possano scappare e mantenere un lussuoso tono di vita, ma il divorzio proprio no, non intende concederlo.
Il giovane malcapitato amante dapprima rifiuta ma poi accetta e si ritrova coinvolto appunto in quel gioco perverso e sinistro di cui si diceva. La situazione diventa da piacevole, briosa a pericolosa, inquietante, senza via di scampo. Lo scrittore spara due colpi minacciando seriamente il giovane spiantato. Buio. Ma un ulteriore capovolgimento si presenta in casa dello scrittore, un sedicente commissario di polizia che indaga sulla scomparsa di Mario Tindle è venuto a chiederne conto. In realtà è Tindolini che in scena evidentemente è un pessimo attore ma nella vita un bravissimo e riuscitissimo trasformista. La disputa ancora una volta si rovescia, stavolta è il giovane a tenere in pugno il drammaturgo, e questo dà lo spunto a un arduo e interessante corteggiamento omosex. I due uomini nascondono un segreto, neanche tanto insospettato: un interesse per il genere maschile. Ma perché non rivelarsi e attuare quel recondito desiderio e vivere felici in quel luogo lussuoso e confortevole in barba a Maggie che telefonicamente impone le sue direttive? Per fortuna, pericolo scampato, era solo un ulteriore, prevedibile, scontato sistema di sovvertire ancora una volta il rapporto fra i due uomini sinistri.
Questa è l’ossatura della trama della commedia Gli Insospettabili scritta da Anthony Shaffer nel 1970, da cui fu tratto l’omonimo film nel 1972, da lui stesso sceneggiato e interpretato da Laurence Olivier e Michael Caine con la regia di Joseph Mankievicz. Nel 2007 Harold Pinter – premio Nobel per la Letteratura nel 2005 – adattò quel testo teatrale per un remake con la regia stavolta di Kenneth Branagh con l’accattivante titolo di Sleuth. E’ da quest’ultima versione Pinteriana che parte Antonio Sinisi per l’adattamento di Polar, prosciugando e sintetizzando l’azione in uno spazio asettico in cui delle scatole componibili fanno da elementi simbolici in un continuo rimando di congiunture speculari. Gli interpreti – Gabriele Linari e Alessandro Porcu – sembrano prendere le distanze dai loro personaggi come a guardarli all’esterno da sé – assecondando l’altro da sé – che non è altro che un doppio di se stessi. Autori, interpreti e registi tutti, in cerca di una identità.
POLAR
con Gabriele Linari e Alessandro Porcu
musiche originali Cristiano Urbani
oggetti di scena Stefano Pietrini
regia Antonio Sinisi
produzione natacha von braun, ensemble d’espressioni
Teatro Studio Uno, Roma fino al 17 aprile
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