Succhiare il pollice è un gesto naturale, molto frequente nei bambini, in quanto li rilassa e li tranquillizza. Se l’atteggiamento però, si protrae nel tempo, è necessario intervenire.
E’ una domanda che tutte le mamme si pongono: perché il mio bambino succhia il dito? La suzione del dito è un gesto naturale per il bambino. In alcuni casi, la suzione del dito, è presente nella vita prenatale, ed è spontanea come la ricerca del seno materno. Il feto che nell’utero, intorno al quinto mese, succhia il pollice e deglutisce, si prepara a quando, una volta nato, dovrà poppare il latte dal seno. Nei primi mesi di vita, succhiare il dito è un gesto naturale, la bocca rappresenta uno strumento per conoscere il mondo, oltre che per mangiare. Succhiare o mordicchiare qualcosa, in particolare il dito, che è lì a disposizione in ogni momento, rappresenta un punto di conforto e sicurezza. Ci sono bambini che mettono il dito in bocca dopo aver pianto per tranquillizzarsi, altri per dormire o per rilassarsi.
È una cosa normale, ma arriverà il momento di farlo smettere – Questo atteggiamento, tende a scomparire con la stessa naturalezza con cui è apparso, intorno ai 3-4 anni. A tre anni, un bambino è già in grado di prendere una decisione del genere e i genitori devono sostenerlo e fargli capire che sono accanto a lui in questa sua piccola sfida. Se succhiare il pollice, si protrae oltre l’inizio della scuola materna, bisogna intervenire. Innanzitutto si può ricorrere alla sostituzione di questa abitudine consolatoria: ad esempio, prima della nanna, si potrebbe raccontare una fiaba che lo rilassi e trasmettergli tanta tenerezza, facendogli capire che per le coccole c’è la mamma
Pazienza e comprensione – Importante è creare nuovi stimoli, coinvolgendo il bambino in attività che lo aiutino a sviluppare un’interazione con l’ambiente. Ad ogni modo, non esistono un metodo o un’età standard per far smettere al bambino di succhiarsi il pollice. Devono essere i genitori,conoscendo bene il bambino, a capire quale può essere il modo adatto per spingerlo ad abbandonare questo atteggiamento. Bisogna avere pazienza e trasmettere al bambino serenità.
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