"Prova l'elasticità della pelle di una bambina"
Il problema e la legge – La pedopornografia è il pane quotidiano della realtà giapponese. Mentre in Europa e negli USA la pedopornografia è sanzionata energicamente perché considerata una violazione dei diritti dei bambini, l’atteggiamento dei Nipponici è stato sempre molto cauto nel condannare una “passione” così diffusa e radicata nel Paese. Le cose non sono cambiate quando lo scorso 18 giugno è stato varato un nuovo emendamento “più restrittivo” rispetto alla legge del 1998, per sanzionare la pedopornografia in Giappone. La nuova legge risulta, infatti, monca, incompleta: la legge contro la pedopornografia lascia infatti, volente o nolente, molte zone scoperte e finisce con l’essere solo un tentativo poco convinto e poco convincente di porre rimedio definitivo ad una così drammatica tendenza collettiva.
Un debole intervento – La legge si dimostra quindi inadeguata. Sì perché se da un lato prevede una pena fino ad un anno di carcere o il pagamento di un milione di yen per chi possiede materiale pedopornografico; dall’ altro la legge contro la pedopornografia in Giappone non prevede sanzioni per chi possiede “immagini di bambine in costume da bagno in pose ammiccanti”, non si è cercato di arginare la passione per le “junior idol”, non sono stati presi di mira video pornografici con adulti che emulano atteggiamenti infanti come l’essere vestiti da scolari, ed anche i manga non rientrano negli interessi della nuova legge. La pedopornografia in Giappone resta quindi un reato sostanzialmente accettato, quasi fosse un aspetto ormai proprio della cultura nipponica non se ne riesce, o non se ne vuole, vedere la portata e il pericolo che questo comporta: nel 2006 una bambina è stata uccisa brutalmente e recentemente è stato fermato il suo assassino. L’uomo aveva in casa una grande quantità di materiale pornografico con protagoniste minorenni. Sebbene il legame sia evidente in Giappone “non tutti sono d’accordo sul fatto che ci sia un legame[…]c’è chi pensa che la prima sia la causa scatenante del secondo e chi il contrario” e questo la dice lunga.
Il pane quotidiano – La pedopornografia in Giappone rimane quindi sostanzialmente impunita e l’aspetto sconcertante è la presenza dilagante di elementi rievocanti il mondo infantile legati all’eros. Quasi fosse un fattore assolutamente normale, all’interno del mercato di giocattoli erotici in Giappone uno spazio immenso è occupato da sexy toys appartenenti al genere “lolicon” cioè a quei materiali che fanno capo ad un’attrazione per le minorenni. Come riportato da Minori Kitahara, femminista giapponese, il mercato dei lolicon è estremamente diffuso e sulle scatole dei prodotti erotici fanno bella mostra ragazzine in pose ammiccanti. Ma non è tutto: le scritte riportate su questo tipo di sexy toys fanno rabbrividire. Accanto a immagini di bambine appaiono “invitanti” scritte che affermano “sono tua” o “mettimelo dentro papi” o ancora “ prova l’elasticità della pelle di una bambina”, “fuori sembra una bambina, ma dentro è una ragazza precoce”. Questo ci fa capire quanto poco efficaci siano le luci aperte dalla nuova legge e quanto restino fitte e radicate le ombre in una realtà, quella Giapponese, che è profondamente intrisa di un rapporto ambiguo e malato con l’infanzia e la pedopornografia.
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