Non c’è niente di male ad ammetterlo: parlare in pubblico mette ansia; a volte addirittura paura
Non c’è niente di male ad ammetterlo: parlare in pubblico mette ansia; a volte addirittura paura. Da ricerche fatte, risulta essere la seconda paura dopo la morte. Coglie indistintamente donne e uomini. E non si attenua, se non si impara a gestire tale ansia, con il passare degli anni. Non c’è niente di male ad ammetterlo anche perché, ogni persona, prima o poi, deve fare i conti con questo tipo di stato d’animo. Certo, le persone timide sono quelle che hanno più familiarità con questo tipo di apprensione. Ma non si creda che le persone più spigliate ne siano esenti. Anche le persone più socievoli, più disinvolte che hanno maggior successo nei rapporti sociali, più o meno segretamente, combattono la loro battaglia con il momento in cui dovesse capitare loro di rivolgersi a più di una persona, per pronunciare un ragionamento, un discorso, raccontare una barzelletta, fare una commemorazione o semplicemente un brindisi, desiderando catturare l’attenzione di chi ascolta e conseguirne l’approvazione. Anzi, si faccia attenzione. A volte essere spigliati e disinvolti è solo un modo per attenuare i propri tumulti interiori, derivanti dal contatto con gli altri. Se questo è lo scenario, però, ci sono anche buone notizie. Come tutte le situazioni che impattano sullo stato d’animo, anche l’ansia che deriva dal parlare in pubblico si può superare e con successo.
Perché, la maggior parte di noi vive con la falsa credenza che lo stato d’animo è l’effetto di qualcosa che ci capita, che non è modificabile. Ma pochi sanno che, invece, si può imparare anche a scegliere lo stato d’animo desiderato. E a farlo entrare in azione quando si desidera. Anche quando si deve parlare in pubblico. E’ una possibilità alla portata di tutti. L’importante è sapere come si fa. E si può imparare. Tutti possono imparare. Basta avere i maestri giusti.
Berardo Berardi – Formatore manageriale di Metodologie & Tecniche s.r.l.
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