Omicidio Lea Garofalo: la confessione del compagno

Omicidio Lea Garofalo: la confessione del compagno

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta. il compagno ha confessato la sua colpevolezza

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta. Lei, Lea, calabrese, era una donna giovane e piena di vita che decise di denunciare tutta la sua famiglia, da sempre appartenente alla ‘ndrangheta. Tutto ha inizio nel maggio 1996 quando i carabinieri di Milano arrestarono, dopo svariati tentativi, il fratello di Lea, Floriano, dedito al controllo delle attività malavitose nel territorio lombardo. Il boss fu ucciso però nove anni dopo, nel giugno del 2005 a Petilia Policastro, paese d’origine dei Garofalo. Lea accusa dell’omicidio del fratello l’ex compagno Carlo Cosco e il cognato, Giuseppe, detto ‘Smith’. La donna, una eroina, che ha avuto il coraggio di opporsi e di denunciare la propria famiglia, entra così a far parte del programma per testimoni, insieme alla figlia Denise, andando a vivere a Campobasso. Nel 2006 però le fu revocata la protezione; lei fece ricorso e nel 2007 la riottenne, rinunciandoci però, spontaneamente, nel 2009, pochi mesi prima della sua scomparsa, ritornando a vivere in Calabria.

Lea GarofaloRapimento, agguato e omicidio Il 5 maggio 2009, a Campobasso, Carlo Cosco, tentò di rapire l’ex compagna. La donna però riuscì a scampare all’agguato insieme alla figlia. Nonostante tutto, nel novembre del 2009, a Petilia Policastro, fu catturata, torturata e poi uccisa, da Cosco e alcuni suoi complici. Il suo cadavere venne bruciato all’interno di un bidone metallico e seppellito nelle campagne di Monza.

Ammissione di colpa – Il 9 aprile 2013, in chiusura della prima udienza d’appello per l’omicidio di Lea Garofalo, Cosco prende la parola, dicendo: “Mi assumo la responsabilità dell’omicidio di Lea Garofalo. Io adoro mia figlia ma merito il suo odio perché ho ucciso suo madre”. Parole terribili che hanno destato lo stupori dei molti in aula, per due motivi. Il primo perché Carlo Cosco si è sempre proclamato innocente riguardo alla triste vicenda della moglie e il secondo perché quelle parole le ha pronunciate proprio davanti la figlia Denise, 21enne, costituitasi peraltro parte civile al processo contro il padre.

Il film di TrevesLa storia di Lea Garofalo è una storia di coraggio, il coraggio che solo una donna può dimostrare: allontanarsi da una famiglia legata alla ‘ndrangheta, lottare contro di essa e denunciare tutto, sempre. S’intitolerà semplicemente “Lea”, il film che il regista piemontese girerà proprio sulla figura di Lea Garofalo. Per Giorgio Treves si tratta di “una vicenda terribile che è insieme testimonianza civile e coinvolgimento umano”.

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    […] che negli ultimi anni stanno lasciando un segno nel Sud, alzando la voce contro la ‘ndrangheta. Madri, sorelle, figlie divenute testimoni di giustizia; giornaliste, magistrate e insegnanti che, determinate, si ribellano e, non da ultime, le […]

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    […] prossimo a Milano si svolgeranno i funerali di Lea Garofalo, l’ex testimone di giustizia calabrese torturata, uccisa e poi sciolta nell’acido proprio […]

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    […] 10 novembre torna a Milano il Festival dei Beni Confiscati alle Mafie, dedicato quest’anno a Lea Garofalo, testimone di giustizia rapita e uccisa a Milano nel 2009 dopo aveva denunciato di alcuni suoi […]

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    […] e criminale. A questo proposito, il procuratore ha ricordato naturalmente il sacrificio di Lea Garofalo, e ha espresso tutto il suo rimpianto per non aver protetto forse abbastanza la collaboratrice di […]