Operazione di marketing o passo avanti?
Allevamenti intensivi – L’allevamento intensivo è una formula applicata alle grandi produzioni industriali che riforniscono quotidianamente il mercato della carne; un mercato caratterizzato da una domanda in rapida crescita alimentata dal cambiamento radicale dello stile di vita e delle abitudini alimentari sempre più globalmente occidentalizzate. Il consumo di carne giornaliero pro capite anche in Italia, paese tradizionalmente noto ed emulato per la “dieta mediterranea”, si sta avvicinando a quello di paesi tradizionalmente “carnivori”, allontanandosi da quel consumo equilibrato e vario che vede alternarsi in modo oculato i vari componenti della “catena alimentare”. Strutturalmente gli allevamenti intensivi sono caratterizzati da piccoli spazi e grande popolazione proprio perché lo scopo è la produzione. Molte sono le proteste che si muovono da più fazioni sia per l’esiguità degli spazi adibiti al singolo animale sia per i metodi di allevamento a volte irrispettosi del benessere animale.
Nestlè verso il cambiamento – Si può davvero auspicare al cambiamento da parte della Nestlè in materia di benessere animale? O è solo una strategia ben studiata e, in fin dei conti, solo apparentemente attuata? Sta di fatto che la notizia dell’accordo tra World Animal Protection e Nestlè ha fatto rapidamente il giro del mondo. La Nestlè si è impegnata nella tutela del benessere animale nei suoi allevamenti. Saranno, in base a quanto stabilito, eliminate alcune forme gratuite di “abuso” sugli animali: verrà bandita la castrazione dei suini senza analgesici, il taglio di corna e coda nei bovini da latte e la Nestlè si muoverà anche per attuare un cambiamento riguardo agli spazi ridotti dove vivono gli animali.
Affermazioni e strategie – Si legge in un comunicato della Nestlè: “Sappiamo che i nostri clienti si preoccupano del benessere degli animali e per questo motivo ci siamo impegnati come società a garantire i più alti livelli possibili di benessere in tutta la nostra catena di fornitori a livello mondiale”. L’iniziativa di Nestlè sarebbe, secondo alcuni, mossa non tanto da uno spontaneo spirito di cambiamento ma in seguito ad alcune indagini che mettevano in luce maltrattamenti verso gli animali da parte di allevatori che rifornivano una società della Nestlè: le accuse sono di calci percosse e coltellate a mucche e vitelli. Ci si chiede quindi se si possa parlare di un vero cambiamento di mentalità o piuttosto di una mera operazione di greenwashing e marketing. Nonostante i dubbi riguardo il movente alla base di una strada più etica da parte di Nestlè afferma Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus: “si tratta tuttavia di una notizia che accogliamo positivamente. Soprattutto perché è un segno evidente di come il tema del benessere animale sia sempre più sentito e condiviso dall’opinione pubblica e dai consumatori che, con le loro istanze, sono in qualche modo in grado di influenzare le politiche della produzione industriale”.
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