Donne schiave della pietra a Kathmandu, in Nepal
Donne in Nepal – Nell’era dei figli dei fiori Kathmandu, in Nepal, era l’ultima tappa di un viaggio tutto spirituale per gli hippie alla ricerca di sé stessi. Ora, come porta alla luce Elisa Murgese, giornalista per Repubblica, la valle di Kathmandu nel distretto del Dadhing in Nepal è teatro di un regime – o quasi – di schiavitù di donne nepalesi. Queste donne, infatti, vivono nella valle vicino al fiume Agarakhola, dove ogni giorno raccolgono pietre pronte per essere frantumate. Nelle loro operazioni sono aiutate da bambini e, successivamente, sono gli uomini a trasportare il carico di pietre frantumate per venderle ai loro sfruttatori.
Lo sfruttamento dei tekadar – Ogni giorno il gesto monotono dello spaccare i sassi, per poi venderli ai tekadar, broker edilizi che, di fatto, sono coloro che alimentano lo sfruttamento di queste famiglie del Nepal. La logica secondo cui operano questi tekadar è lineare e precisa e nemmeno poi così anomala: all’inizio si offrono di pagare lo spostamento o la sistemazione delle famiglie nella valle di Kathmandu. Poi, il debito impossibile da ripagare, che rende queste famiglie schiave, costrette a vivere in giornate di eterno lavoro, dove 15 kili di pietre corrispondono a 12 rupie (per noi, meno di 20 centesimi di euro).
Una rivolta silenziosa – Barbara Moncanesi, responsabile dei progetti in Nepal per l’associazione di volontariato Apeiron, propone di iniziare una ribellione silenziosa, in modo da liberare queste famiglie da quella che è, in fondo, una schiavitù di fatto. La proposta è questa: fare in modo che la principale fonte di guadagno di queste famiglie non sia più il lavoro delle pietre, ma l’allevamento dei maiali, facilmente reperibili. L’associazione si è impegnata, nei cinque anni passati, a donare ad ogni famiglia una coppia di maiali, in modo da dare la possibilità di venderne i cuccioli, accumulare un piccolo guadagno e spostarsi dalla valle di Kathmandu, cercare un futuro migliore. “Il nostro lavoro qui non è finito. Ma la forza di queste donne sta dando un duro colpo alla piccola mafia della pietra” afferma la presidente di Apeiron.
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