Né in attacco né in difesa…  il Romeo e Giulietta di Biancofango

Né in attacco né in difesa… il Romeo e Giulietta di Biancofango

Francesca Macrì porta in scena al Teatro India il famoso dramma di Shakespeare, in una sua sensibile ed efficace visione, con dodici straordinari giovani interpreti

Romeo e Giulietta è da considerarsi a tutti gli effetti un monumento. Un monumento all’amore universalmente riconosciuto: giovane, fresco, immediato, incostante, mutevole… Un amore, l’Amore che va in netto contrasto con i conformismi dettati da un potere costituito, in questo caso rappresentato dai genitori, dagli adulti e le loro assurde leggi.  Invalicabili paletti all’irrazionalità romantica che nasce spontanea, sgorga come acqua pura laddove c’è una situazione stagnante, ma che sfortunatamente trova impedimenti nelle leggi di stato.  E va da sé che nel momento stesso in cui l’Amore viene considerato un monumento e il famoso dramma Shakespeariano lo rappresenta appieno, questo suddetto monumento vada deliberatamente e trasversalmente vissuto, attraversato, conquistato, impadronito, infine oltraggiato.

fotografia n. 1 di Bianca Palmieri Balduini

E bene fanno i Biancofango a riscriverlo o almeno ricondurlo ad un contesto assolutamente reale e concreto affidandone l’interpretazione a dodici giovanissimi interpreti, tutti concentratissimi e sensibilissimi nell’azzerare tutto il barocchismo occorso intorno agli svariati allestimenti  della nota vicenda Shakespeariana.

Questi dodici adolescenti, anche con le loro acerbità o inesperienze riconciliano ad un gusto vero del teatro. Uno più bravo dell’altro. Ovvero la perdita dei padri, sotto-attestato al gran titolone Romeo e Giulietta andrebbe inteso in questo modo, ripartire proprio dallo spirito con cui Francesca Macrì – regista e drammaturg insieme ad Andrea Trapani – affronta la felice e riuscita operazione di demolizione di quel famoso monumento, perdere qualsiasi riferimento col passato, o meglio abbandonare quel passato per ripartire dalla semplicità e da giuste motivazioni dettate da un aderenza generazionale.

Novanta minuti preziosi per capire in che direzione dovrebbe andare il teatro contemporaneo. Seppur si nota una fedeltà assoluta si dovrebbe parlare di una riscrittura del Romeo e Giulietta, un opera originale e perfettamente autoctona rispetto all’originale. Nemici della pace lo siamo ancora e forse lo saremo  per sempre ma perché non ricominciare dalle ceneri delle ceneri per riprendere il gusto della semplicità?

Parte del Progetto Shakespeare alla nuova Italiana, il lavoro di Biancofango in coproduzione col Teatro di Roma ha debuttato a Teatro India dove rimane fino al 21 dicembre; si entra in sala mentre i dodici interpreti improvvisano una partitella di calcio, e fra un tiro e l’altro, fra una spallata e l’altra, a torso nudo i ragazzi e in canotta le ragazze e mentre il sudore gronda sui corpi le prime battute cominciano a prendere vita e a riportarci alla narrazione della famosa e triste storia , sotto gli occhi divertiti e sornioni dei due genitori, un po’ personal trainer di quelle giovani leve calcistiche,  allenatori in cabina regia, qui interpretati dagli ottimi Simone Perinelli e lo stesso Andrea Trapani. E la voce off del Principe (Federica Santoro) è un osservatore esterno, un procuratore legale che si accerta che le regole di campo vengano rispettate con civiltà e rispetto.

Lo spettacolo procede così come una metafora esistenziale della vita, rappresentata da una semplice e giocosa partita al pallone, al campetto del quartiere, corriere dello sport alla mano per vedere gli ultimi acquisti della squadra del cuore, cartellini rossi o neri da emettere in caso di sregolarità sul terreno di gioco, ma la vita spensierata non dura per sempre e le scelte che la vita impone purtroppo premono: le differenze sociali, le fazioni, le caste vengono inevitabilmente a galla: troppe risse, troppe parole vuote hanno disturbato la quiete delle nostre strade!

La sofferenza non risparmia neppure i giovani virgulti.

Romeo è un efebo outsider che ricorda tanto Joe Dallessandro, modello e attore musa di Andy Warhol, mentre Giulietta è una spaesata Ugly Betty di buona famiglia, con tanto di occhiali e macchinetta per i denti, venuta fuori direttamente dalla serie televisiva; ma sono incondizionatamente struggenti nel mostrare il loro amore spontaneo, folle e un po’ improvvisato, e tutto questo sotto l’occhio cinetico della imbelle o epilettica Rosalina, precedente fiamma dell’impudente Romeo. Va dato il merito a Biancofango di aver riscattato e dato dignità con un’esistenza reale a questa figuretta anonima e alquanto sfumata invece in Shakespeare.

E la conclusione finale giunge inaspettatamente con un assoluto colpo di genio, riassumere tutto quell’eccidio di anime fra assunzione di veleni, coltelli librati in aria, Frati Lorenzi in libertà, solo con l’ascolto di una delicata versione de l’Albergo a ore, traduzione italiana de Les amants d’un jour  di Herbert Pagani intrepretata da Gino Paoli, una contrazione nei termini che valorizza ed evidenzia la linea interpretativa della regia, un fin de partie, inteso alla lettera,  il gioco del teatro più puro, dove la morte è una semplice ed efficace uscita di scena, nulla di più. Morire è sempre un uscire fuori di scena, un esclusione dal gioco che si sta conducendo, pericoloso o leale che sia, ma tutto è nello stile e nel modo di condurre la direzione della propria vita. Francesca Macrì,  che aveva collaborato anche alla drammaturgia de l’Amleto con la regia di Andrea Baracco portato in scena per Roma Europa Festival in settembre si conferma una delle registe e autrici più interessanti della scena nazionale.

I ragazzi  vanno nominati tutti indistamente: Emilio Airulo, Diego Benedetti
, Sara Celestini, Mounir Derbal, 
Gaia Diodori, Lorenzo Fochesato, 
Erica Galante, Paolo Leccisotto, 
Sara Mafodda, Martina Mignanelli
, Antonio Saponara, Maria Sgrò. In scena con loro anche l’ingegneria musicale di Luca Tilli.

Mario Di Calo

ROMEO E GIULIETTA

ovvero la perdita dei Padri

un progetto di Biancofango

drammaturgia
Francesca Macrì e Andrea Trapani

regia Francesca Macrì

SHAKESPEARE ALLA NUOVA ITALIANA

prove di drammaturgia dello sport con gli adolescenti

con Simone Perinelli e Andrea Trapani

e con (in ordine alfabetico)
 Emilio Airulo, Diego Benedetti
, Sara Celestini, Mounir Derbal
, Gaia Diodori, Lorenzo Fochesato, 
Erica Galante, Paolo Leccisotto
, Sara Mafodda, Martina Mignanelli
, Antonio Saponara, Maria Sgrò

drammaturgia musicale  e violoncello Luca Tilli

voce off del Principe Federica Santoro

collaborazione artistica Isabella Rotolo

aiuto regia Bianca Palmieri Balduini, Arianna Vagni

produzione Teatro di Roma e Biancofanco

in collaborazione con

RialtoSantAmbrogio

Scuola di Cinema Gian Maria Volontè

Angelo Mai Altrove Occupato

Teatro India

Fino a domenica 21 dicembre

COMMENTI

WORDPRESS: 0