Nayla Al Khaja è una donna emiratina e una regista, due qualità che fino a poco tempo fa si escludevano a vicenda. Ma Nayla è molto altro. È la prima donna regista degli Emirati Arabi Uniti, e oltre a dirigere film e spot pubblicitari, si occupa anche di produzione e sceneggiature.
Donna a Dubai – Nayla Al Khaja è una donna emiratina e una regista, due qualità che fino a poco tempo fa si escludevano a vicenda. Ma Nayla è molto altro. È la prima donna regista degli Emirati Arabi Uniti, e oltre a dirigere film e spot pubblicitari, si occupa anche di produzione e sceneggiature. È lei la fondatrice della società di produzione televisiva D-Seven Motion Pictures. Nel 1999 riesce a laurearsi, nonostante il divieto della famiglia, in Mass Communication al College femminile di Dubai e si specializza nel 2005 al Ryerson University in Canada. Tornata a Dubai, Nayla trova le risorse finanziare per produrre e dirigere il suo primo film documentario ‘’Unveiling Dubai’’. Il sogno che ha alimentato la sua determinazione in questi anni contro le avversità, inizia a prendere forma.
Avanguardia e tradizione – Il suo film viene presentato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di Dubai e Nayla viene consacrata come prima donna degli Emirati Arabi Uniti a intraprendere una carriera in questo campo. I media internazionali la scoprono cosi, e la loro attenzione ben presto la renderà un’icona femminile. Il Washington Post e poi la BBC ne parlano, i social network si innamorano di lei, incontrerà registi e attori internazionali, che omaggeranno il suo lavoro. E infine arriva il riconoscimento ufficiale, insieme ai premi.
La figura di questa donna sembra simboleggiare quella di un paese intero, di una città, Dubai, che vive in quell’ equilibrio incomprensibile tra avanguardia e tradizione. Nayla compie viaggi internazionali per lavoro, parla svariate lingue, incontra personalità celebri, e in tutto ciò leggiamo la cifra dell’emancipazione. Ma mantiene e difende alcune pratiche che gli occidentali definirebbero conservatrici, ma che lei vive come usi, costumi, tradizioni culturali che rispetta e ama e attraverso le quali si identifica. Questo binomio convive in lei e nella sua cultura, ma anche nella sua produzione artistica. Ne è forse il perno.
Nayla è convinta che i film siano un’alterazione della vita e che la produzione cinematografica sia in grado di modificare la percezione della vita. Il suo obiettivo, quindi, è utilizzare questo mezzo per cambiare il modo nel quale le persone in Occidente guardano al Medio Oriente, abbattendo gli stereotipi che viziano questo rapporto.
Per questo la sua femminilità incarna quel sincretismo che è peculiare di Dubai, ormai. Per questo la bella Nayla produce film e porta il velo.
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