‘Morphee’ e smartphone flessibili: una rivoluzione di design e tecnologia?

Con la digitalizzazione rampante che ha ormai invaso il mondo come lo conosciamo e con una risvegliata vena ecologica, siamo ufficialmente avviati verso una nuova era del "paperless", in cui slide e file sostituiranno ingombranti risme di documenti.

Con la digitalizzazione rampante che ha ormai invaso il mondo come lo conosciamo e con una risvegliata  vena ecologica, siamo ufficialmente avviati verso una nuova era del “paperless“, in cui slide e file sostituiranno ingombranti risme di documenti. Ma se da un lato la carta è impiegata più marginalmente come materiale, dall’altro le sue peculiari caratteristiche fanno da “modello” ad un progetto che, se perfezionato e concretizzato, potrebbe essere rivoluzionario per la grande macchina dell’industria tecnologica.

Morphee

Il progetto e gli strumenti – L’idea è di un gruppo di scienziati dell’università di Bristol e del DFKI Saarbrücken (tradotto German Research Center for Artificial Intelligence) che hanno messo appunto sei prototipi per testare nuovi materiali con caratteristiche in grado di emulare quelle della tradizionale carta: si tratta in particolare di DEAP (Dielectric Electro Active Polymers), materiali plastici molto flessibili e duttili in grado di cambiare forma quando vengono “immersi” in un campo elettrico creato tra due elettrodi e di SMA (Shape Memory Alloy), metallici modellabili ma che riassumono la propria forma originaria se sottoposti a calore.

Prospettive e potenzialità di un nuovo modello geometrico – Si parla dunque dei cosiddetti “Morphee“, cellulari, computer e dispositivi elettronici in grado di essere manipolati, chiaramente nei limiti del possibile, come degli origami di carta e capaci di assumere la forma più consona e comoda all’attività che si sta svolgendo: da un telefono si potrebbe ottenere, ad esempio, una comoda console per giocare solo “arricciandone” i lati. Questa libertà di movimento è possibile grazie al modello geometrico “Non-Uniform Rational B-spline” (NURBS) che prevede la trasformazione della forma originaria in altre 10 differenti: sarà proprio questo modello innovativo ad essere presentato e discusso al CHI 2013, la conferenza internazionale sulle interazioni tra uomo e computer, che si terrà a Parigi dal 27 aprile al 2 maggio e che verterà proprio sul concetto di “risoluzione di forma“.

Attuali limiti e future frontiere – Nonostante risultati promettenti, è proprio il responsabile della ricerca Anne Roudaut a restare con i piedi per terra:  egli spiega che per fabbricare dispositivi davvero flessibili servirebbero anche schermi, batterie flessibili e circuiti dotati almeno di più punti di flessibilità per far si che questi esperimenti si concretizzino. Strumenti dunque non ancora messi a punto ma che forse, un giorno non troppo lontano, costituiranno nuovi dispositivi rivoluzionari e flessibili alle nostre esigenze.

Mirko Malgieri

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