La moda si afferma durante il fascismo dando vita ad uno stile tutto italiano
Moda e fascismo: giornata della memoria – Proprio il 27 gennaio di settant’anni fa, le truppe sovietiche varcarono quell’orrendo confine di un mondo parallelo dove i tedeschi nazisti amavano ripetere che “il lavoro rende liberi”, permettendo così a migliaia di prigionieri internati ad Auschwitz di ritornare a vivere. Come ben sappiamo, l’azione di Hitler e dei suoi sostenitori tedeschi ebbe un forte eco in Italia, dove il duce Mussolini anelò, per tutti gli anni Trenta e parte dei Quaranta, al modello supremo nazista. Anche qui tra divieti e censure, gli anni del fascismo non possono essere ricordati come splendidi. Tra tutte queste limitazioni però, è possibile scorgere anche qualche nota inconsciamente positiva che si riflette in alcuni ambiti sociali come quello della moda. In questo settore, come in tutti gli altri, le costrizioni si fecero sentire a chiare lettere, ma nonostante ciò la moda ebbe la forza, proprio in questo periodo, di nascere e crescere lontano da modelli stranieri così da affermarsi in tutta la sua “italianità”, termine che Mussolini amava ripetere.
La moda del riutilizzo – Refrattario agli sprechi, soprattutto in ambiti “frivoli” come quello dell’abbigliamento, il duce Mussolini fece di tutto per ridurre al minimo gli acquisti e dunque il proliferare della moda, considerata appunto un futile mondo di perdizione. Tuttavia le donne, istintivamente amanti di abiti ed accessori, non si lasciarono intimorire dal sistema di tesseramento a punti voluto appunto dal duce per ridurre le spese, dando vita ad una moda nuova, basata sui consigli forniti dalle numerosissime rubriche delle riviste di moda, nate proprio durante gli anni della dittatura. I copriletti diventarono splendidi cappotti, le tende moderne bluse, l’abito giacca-pantalone venne utilizzato in qualsiasi occasione giocando molto sugli accessori, che lo rendevano perfetto per ogni parte del giorno. Insomma laddove la fantasia tentò di essere messa in gabbia, l’estro femminile della moda non fece altro che crescere e rinnovarsi in modo originale.
La moda tra autarchia e fantasia italiana – Il mito fascista dell’autarchia colpì qualsiasi settore della società e dunque anche la moda non ne restò immune. Vietate le importazioni di abiti e riviste straniere, soprattutto francesi, e depurato il linguaggio italiano da qualsiasi francesismo, il settore moda non poté far altro che guardare solo all’interno dell’Italia, cercando con successo di reinventarsi e dar vita a stravaganti novità tutte italiane. Talenti come Salvatore Ferragamo, Roberta di Camerino e Giuliano Fratti mossero i loro primi passi proprio nel periodo della seconda guerra mondiale, quando lo sguardo al mondo esterno era severamente vietato, dando vita a quello che oggi possiamo definire “stile italiano”. Come in ogni caso, affermiamo con certezza che laddove esistano talenti sani e idee vincenti non ci può essere museruola che tenga: la creatività avrà sempre la meglio, proprio come accadde alla moda italiana negli anni della dittatura fascista.
COMMENTI
[…] della cosa stessa, ma non per questo così semplici o scontati. Il primo step per creare uno stile duraturo nel tempo, è infatti quello di chiedersi cosa realmente ci piace. A primo acchito può […]