Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta con Luigi De Filippo

Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta con Luigi De Filippo

Il giovane marchesino Eugenio ama riamato la ballerina Gemma ma l'amore è contrastato dal papà di costei poiché essendo Eugenio un nobile si vergogna degli umili natali della ragazza. Una colossale messinscena metterà fine ad ogni contrasto fra la miseria e la nobiltà!

Luigi De Filippo direttore artistico e agitatore culturale della rinata sala Teatro Parioli di via Giosuè Borsi di Roma giustamente omaggiata a suo padre Peppino non poteva mancare all’appuntamento classico con uno dei testi più famosi della tradizione teatrale napoletana: Miseria e Nobiltà, il capolavoro di Eduardo Scarpetta, nonno di Luigi e padre di Peppino. La commedia è stata di recente anche oggetto di attenzione anche di Michele Sinisi presso la Sala Fontana di Milano, quasi contemporanea alla versione romana del Parioli, in un originale versione in cui confluiva una babele linguistica proprio a simboleggiare il valore storico del dialetto all’epoca in cui è stata scritta, il 1887. Difatti quello che premeva a Scarpetta era di codificare e santificare, una volta per tutte, il personaggio/maschera ricorrente in tante sue commedie/pochade ma che finalmente qui, in questa commedia, assume una dignità autonoma e indipendente di maschera del teatro universale: Felice Sciosciammocca! E la commedia compie novant’anni proprio con quest’ultimissima edizione: auguri dunque, ancora lunga vita a questo meccanismo di comicità perfetto ed equilibrio morale. Eterno conflitto fra povertà e ricchezza, fra nobiltà d’animo e nobiltà di rango, fra miseria umana e miseria concreta, è ciò che racconta il commediografo nella storia nota – grazie anche alla trasposizione cinematografica di Marco Mattioli e l’interpretazione di Totò nella parte di Felice –  che giunge alle soglie del 2016, intatta, originale, vergine come fosse un capolavoro di una contemporanea attualità.

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In tempi di regressione economica e crisi dei mercati questa storia ci dovrebbe insegnare molto. Favola agrodolce di compensazione amorosa. Gemma ballerinetta figlia di un cafone arricchito, grazie ad un ambigua eredità,  ama riamata lo squattrinato Marchesino Eugenio, vessato da una zia ricchissima. L’amore  fra i due giovani farà da bilancia livellatrice fra due classi in antitesi, apparentemente distanti. Con una colossale messinscena ai danni di chi contrasta e gareggia per quell’amore si metterà fine al conflitto con il pareggio dei conti. Per un giorno i poveri saranno meno poveri e i ricchi meno ricchi. Sul piatto delle diversità sociali non peserà alcuna differenza, in nome dell’amore e del lieto fine. E la famosa grande abbuffatata di spaghetti al rosso pomodoro di fine primo atto risuona come una metafora consumistica in cui è ricaduto tutto l’onnivoro occidente che divora e fagocita ogni cosa in nome di una fame reale con concreta, non più ereditaria. Ci penserà quella finzione dell’ingannevole e goffa rappresentazione al cospetto del mondo a mettere sulla retta via il perfetto ordine delle cose.

Luigi De Filippo nell’affrontare per la prima volta il capolavoro scarpettiano lo fa con grande rispetto e discrezione adoperando le ali della fantasia come lui stesso ci ricorda all’ultima replica romana prima della turnè che porterà lo spettacolo in giro per l’Italia, in un Teatro Parioli tutto esaurito. A parte la gioia di vedere un teatro gremito, e di nuove generazioni, riempie di speranza la prospettiva di un roseo futuro per il teatro italiano. Dunque la versione di De Filippo è nel pieno rispetto delle regole convenzionali, tanti attori per onorare degnamente e oleograficamente ogni ruolo. Ognuno di questi giovani, di verace scuola napoletana, sotto la guida sapiente del capocomico ha saputo caratterizzare in maniera prestabilita il suo personaggio. E ce ne è per tutti. Dal bravissimo deus ex machina Carlo Zanotti elegante e in surplesse mette in scena consapevolmente tutta la sganghrata banda di poveri affamati a rappresentare la sua famiglia di nobili, al Gaetano Semmolone di Paolo Pietrantonio che invece sembra citare un Peppe Barra d’annata con le sue moine e i suoi strafalcioni di grande effetto. Ma su tutti per ovvia maestria e levità svetta l’ormai ottuagenario Luigi, che con grazia, intelligenza e sapienza attorale disegna un Felice Sciosciammocca da annoverare fra le cronache teatrali

 MISERIA E NOBILTA’

di Eduardo Scarpetta

con Luigi De Filippo, Fabiana Russo, Stefania Aluzzi, Stefania Ventura, Vincenzo De Luca, Giorgio Pinto, Massimo Pagano, Luca Materazzo, Carlo Zanotti, Paolo Pietrantonio, Michele Sibilio, Luca Negroni, Francesca Ciardiello, Claudia Balsamo

adattamento e regia di Luigi de Filippo

Produzione I Due della Città del Sole

Teatro Parioli, Roma fino al 10 gennaio poi in turnè

 

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