Una selezione dei migliori scatti di Michael Ackerman, maestro del genere blurred, in mostra alla mc2 gallery di Milano.
La mostra – La mc2 gallery di Milano ospita una mostra fotografica di Michael Ackerman. Una selezione delle più significative fotografie degli ultimi anni, scelte dallo stesso artista e dal curatore Claudio Composti, per questa mostra in collaborazione con la Galerie VU’ di Parigi (di cui il fotografo fa parte e lo rappresenta dal 1997). Ackerman racconta di donne, uomini e luoghi con una grande e particolare sensibilità. La mostra è aperta ai visitatori fino al 25 luglio.
Caratteristiche della fotografia di Ackerman – La tecnica delle foto blurred (nebuloso, confuso), che racchiude sia lo sfocato che il mosso, è uno dei tratti distintivi della fotografia Michael Ackerman, insieme al bianco e nero. Conferisce un alone di mistero all’immagine, crea intimità e trasmette l’indeterminatezza dello spazio e del tempo, come nella dimensione del sogno. In alcune occasioni tampona una scena eccessivamente cruda, o all’opposto, intensifica sul piano concettuale un’idea.
Chi è Ackerman – Michael Ackerman, nato a Tel Aviv nel 1967, emigrato a New York, nel 1974, è uno dei fotografi più interessanti sul panorama odierno della fotografia internazionale. Nel 1999 pubblica il suo primo libro (di successo, vinse il Prix Nadar nello stesso anno di uscita), ‘End Time City’, in cui sono presenti le sue fotografie scattate nei suoi numerosi viaggi in India. La sua peculiarità sta nell’approccio fotografico radicale, nuovo. Ackerman ricerca nel mondo circostante elementi che riflettano le sua vita, la realtà personale e le sue angosce. Vincitore, nel 1998, dell’Infinity Award for Young Photographer, conferitogli dall’International Center of Photography di New York, ha esposto le sue fotografie in numerosi centri europei e statunitensi.
Parole dell’artista – “Cerco di sfuggire alle trappole della realtà, conservando però un legame con il reale. Perché le immagini non sono invenzioni ma punti di incontro. La ricerca di ciò che è passato, di quello che manca, mi ha portato alla fotografia: le immagini mi permettono di esprimere ciò che non può essere espresso altrimenti. Trovo molto difficile sentirmi a casa ovunque. Il lavoro a New York è stato perfetto in questo senso: la foto mi permette di entrare in ogni comunità e fare mio ogni gruppo. Non seguo le regole, devo sempre fare le cose nel mio modo. Questo è probabilmente il motivo per cui non sono mai diventato un fotografo normale.”
Guarda alcune delle sue foto nella gallery:
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