Ritorna la SlutWalk a Melbourne: la marcia delle donne nude contro la violenza e il pregiudizio
La protesta a Melbourne – Hanno sfilato oggi a mezzogiorno, nel centro di Melbourne, in Australia, contro la violenza sessuale. Nude. Per dire no al biasimo di cui spesso sono oggetto le vittime di violenza, per rinnegare il rimprovero giustificazionista di chi dice che “aveva la gonna troppo corta”. Sono un gruppo di attiviste che adottano il metodo della SlutWalk, ma che oggi sono scese in piazza assieme a gruppi, associazioni, partiti, in nome di un’unica battaglia, senza imposizioni di alcuna sorta se non la necessità di condividere il motivo cardine della manifestazione. Si tratta di una protesta che si svolge ogni anno nella capitale australiana, capitanata dalle attiviste in questione.
Cos’è la SlutWalk – “It’s a controversial name, not a controversial message” recita la home del sito adibito per l’organizzazione della protesta a Melbourne. SlutWalk, infatti, letteralmente significa “marcia delle puttane” ed è nata in seguito ad una dichiarazione di un agente di polizia di Toronto, Michael Sanguinetti, ad un incontro sulla sicurezza tenutosi all’università di New York nel gennaio 2011: “le donne dovrebbero evitare di vestirsi come troie per non cadere vittime di violenze”, recita Mr Sanguinetti secondo un ragionamento tipicamente maschilista, che invece di insegnare agli uomini a non stuprare le donne, preferisce far cadere la colpa sulla vittima. E’ sorta immediata la polemica e nell’aprile di quell’anno molte donne si sono riunite al Queen’s Park di Toronto e hanno sfilato e protestato in abiti provocanti. Da quel momento, è nato un movimento che ha adottato il termine slut, depurato dalla sua accezione negativa, come simbolo di protesta contro il giudizio morale degli uomini sulla sessualità e sull’uso del corpo da parte delle donne. E le SlutWalk, velocemente diffusesi nel mondo e arrivate fino a Melbourne, stanno a indicare l’insindacabile diritto delle donne a decidere del proprio corpo, senza per questo sentirsi biasimate o colpevolizzate.
Forme di protesta – Quella adottata da chi decide di camminare a seno nudo per le vie cittadine, è certamente una forma di protesta molto forte che non tutti necessariamente condividono. Eppure il messaggio lanciato dalle attiviste è molto chiaro: riappropriandosi di un termine che generalmente tende a discriminare un determinato uso del corpo da parte delle donne, esse rivendicano la libertà di disporre del proprio corpo senza condizionamenti esterni, a maggior ragione se si tratta di condizionamenti dettati dal mondo degli uomini. E’ un messaggio forte, che passa direttamente attraverso la corporeità delle interessate e che si prende gioco, provocatoriamente, di quegli uomini che sanno dividere il mondo femminile unicamente nel binomio “santa o puttana” e che in virtù di ciò giustificano parte della violenza che le donne subiscono. Forse a qualcuno sembrerà inutile ed eccessivamente provocatorio, forse un po’ nello stile delle Femen o magari controproducente. Ciò che è certo è che per combattere il forte pregiudizio di un mondo maschilista e patriarcale, c’è la necessità di un messaggio altrettanto intenso.
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