Il Museo di Arte contemporanea Maxxi di Roma ha siglato un accordo per il quale da gennaio 2017 la Capitale ospiterà la collezione dell'ex imperatrice Farah Diba, che non lascia l'Iran dal 1979.
Maxxi: il museo delle arti del XXI secolo di Roma, ha siglato l’accordo con Teheran la scorsa domenica 29 novembre. L’intesa è frutto del Forum Italia-Iran durante il quale si è potuto siglare questa sorta di gemellaggio tra il Maxxi e il MoCa, il museo di arte contemporanea della capitale iraniana. Da gennaio 2017 sarà possibile vedere a Roma una mostra straordinaria che esporrà grandi capolavori dell’arte occidentale assieme a eccellenti artisti contemporanei iraniani.
LA COLLEZIONE DELL’IMPERATRICE FARAH DIBA – Ad essere ospitata nel museo di Roma sarà una collezione straordinaria voluta dall’ex imperatrice Farah Diba, una donna da sempre impegnata nello sviluppo e nella rivitalizzazione dell’arte e della cultura in Iran. La figura dell’imperatrice incarna un ideale di comunione culturale tra oriente e occidente di cui oggi come non mai sentiamo enormemente la mancanza. Dopo aver studiato nella scuola italiana e in quella francese a Teheran, la giovane donna proseguì gli studi a Parigi, dove risultò essere tra i migliori studenti iraniani, e fu proprio grazie alla sua brillante cultura e alle sue enormi capacità che conquistò lo Scià Mohammad Reza Pahlavi, del quale diventò la terza moglie nel 1959.
CAPOLAVORI CONDIVISI PER LA PRIMA VOLTA – È la prima volta dal 1979 che i capolavori dell’arte contemporanea della collezione del MoCa lasciano l’Iran per una capitale occidentale, alcune opere pare non abbiano mai lasciato neppure i sotterranei del museo. Sarà dunque un’occasione imperdibile per poter vedere dal vivo molti capolavori di artisti del Novecento tra cui Jackson Pollock, Andy Warhol, Giacomo Balla, Alberto Giacometti e Pablo Picasso. La direttrice del Maxxi Giovanna Melandri, firmataria dell’accordo, ha affermato di essere molto soddisfatta di questo importante risultato che è il frutto di un lungo impegno nel segno della cooperazione tra i due paesi che, nel nome dell’arte, possono celebrare un clima rinnovato di scambio culturale. Un evento culturale questo che emoziona particolarmente in un momento in cui le vicende di politica estera sembrano sottolineare differenze abissali tra le culture. È la bellezza che, sola, può salvare il mondo. Bisognerebbe ricordarlo più spesso e capirlo davvero.
Chiara Di Macco
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