Matrimonio, cambia la formula

Matrimonio, cambia la formula

La legge sulla parificazione dei figli tra legittimi e non cambia la formula che si recita nel matrimonio

La formula del matrimonio è ormai diventata celebre. anche chi non è sposato conosce alla perfezione le parole di quello che si definisce il “passo più importante della vita”.

Ebbene qualcosa sta per cambiare. La legge approvata alla fine allo scorso anno sulla parificazione tra figli legittimi e naturali porterà ad una modifica al rituale con cui si celebrano i matrimoni.

Matrimonio, cambia la formula – Entro il 6 novembre arriveranno i pareri del Parlamento sul decreto  varato dal Governo. Poi quando il testo sarà definitivo bisognerà attendere 30 giorni dopo la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale». Insomma i tempi non sono così lunghi e molto probabilmente chi si sposerà dal prossimo anno si sentirà pronunciare un riferimento diverso quando si tratterà di indicare agli sposi i loro futuri diritti e doveri.

Che sia in chiesa o in comune.

La legge sulla parificazione dei figli tra legittimi e non cambia la formula che si recita nel matrimonio

La legge sulla parificazione dei figli tra legittimi e non cambia la formula che si recita nel matrimonio

Matrimonio, cosa cambia a livello legislativo – Oggi l’articolo 147 del Codice civile recita: “Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli”. Il testo del nuovo articolo, stando alla versione attuale, invece diventerà: “Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni”.

Una formula modificata con la parificazione dei diritti sui figli – L’articolo 315-bis è stato introdotto proprio dalla legge sulla parificazione dei figli ed è un articolo non da poco perché stabilisce i diritti e i doveri dei figli: “Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni. Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti. Il figlio minore che abbia compiuto gli anni dodici, e anche di età inferiore ove capace di discernimento, ha diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano. Il figlio deve rispettare i genitori e deve contribuire, in relazione alle proprie capacità, alle proprie sostanze e al proprio reddito, al mantenimento della famiglia finché convive con essa”.

Forse sarà il caso di pensarci a pronunciare anche quello. D’altronde due minuti in più in cerimonie che spesso diventano fiume e durano giornate intere potrebbe servire a ricordare anche cosa significa diventare padre e madre.

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