Una delle maggiori voci della poesia russa
Marina Cvetaeva, un volo biografico – Oggi ricorre il 122 anniversario della nascita di Marina Cvetaeva. La poetessa russa nacque a mosca l’8 ottobre 1892. Già da adolescente Marina Cvetaeva mostrò un carattere fortemente autonomo e ribelle: una personalità molto forte che si tradurrà in una scrittura destinata a sbocciare precocemente. Marina Cvetaeva compone infatti i suoi primi versi a sei anni e a diciassette autofinanzia la pubblicazione del suo primo libro di poesie “Album serale”. Per la Russia di quegli anni Marina Cvataeva fu una donna sui generis: affermò fortemente e difese strenuamente la sua indipendenza, si tagliò i capelli, fumava la pipa e compì numerosi viaggi in solitaria: “Mi sono rimasti in mente i capelli corti, l’andatura leggera, quasi infantile e la voce meravigliosamente simile al suono dei versi di una poesia. Era testarda e bizzarra, ma non solo caratterialmente, anche nell’organizzarsi la vita. Non avrebbe mai accettato di sottomettersi al proprio autocontrollo. Ella cercava dappertutto e in chiunque le delizie della pienezza dei sentimenti”.
Marina Cvetaeva, una fine tragica – Marina Cvetaeva si trovò suo malgrado a vivere le difficoltà e le rivoluzioni del suo tempo quando nacque la seconda figlia durante la rivoluzione russa del 1917. Nella prima metà degli anni ’30 scoperta l’attività omicida del marito per la GPU il destino di Marina Cvetaeva iniziò a compiere una discesa vorticosa: dopo che nell’agosto del 1939 la figlia venne catturata e deportata nei gulag, già in alcune lettere la poetessa scriveva “già da un anno cerco con gli occhi un gancio…da un anno misuro la morte” e il 31 agosto 1941 si impiccò.
Alcuni versi – “Spesso Marina iniziava le sue poesie con un do di petto” questo è quanto afferma sulla grande scrittrice un’altra poetessa straordinaria, Anna Achmatova. Marina Cvetaeve fu una poetessa abile, profonda, e anche Pasternak ne rimase profondamente affascinato tant’è che nella sua Autobiografia scriveva “La verità è che bisognava leggerla attentamente. Quando lo feci rimasi senza respiro per l’abisso di purezza e forza che si spalancava… In breve non è un sacrilegio dire che ad eccezione di Annenskij, Blok e con qualche riserva Andrej Belyi, la Cvetaeva prima maniera era precisamente ciò che avrebbero voluto essere e non furono tutti gli altri simbolisti messi insieme“. Tra le molte poesie scritte dall’autrice eccone una di profonda bellezza cui affidare la memoria di Marina Cvetaeva.
Come spostando pietre
geme ogni giuntura! Riconosco
l’amore dal dolore
lungo tutto il corpo.
Come un immenso campo aperto
alle bufere. Riconosco
l’amore dal lontano
di chi mi è accanto.
Come se mi avessero scavato
dentro fino al midollo. Riconosco
l’amore dal pianto delle vene
lungo tutto il corpo.
Vandalo in un’aureola
di vento! Riconosco
l’amore dallo strappo
delle più fedeli corde
vocali: ruggine, crudo sale
nella strettoia della gola.
Riconosco l’amore dal boato
– dal trillo beato –
lungo tutto il corpo!
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