Maria Signorelli: l’artista burattinaia futurista

Maria Signorelli: l’artista burattinaia futurista

Intervista esclusiva a Maria Signorelli, indiscussa protagonista del teatro di Animazione e dell'arte del novecento

Il teatro dei pupazzi riproponendo il mondo umano nei termini delle marionette e del burattino o delle figure d’ ombre o comunque altro sia, apre spazio enorme al bisogno di evasione e di poesia che si annida in ciascuno di noi.” Parole di Maria Signorelli, indiscussa protagonista del teatro di Animazione e dell’arte del novecento. I suoi spettacoli, per la maggior parte ispirati da opere letterarie di grande valore artistico e didattico, con messinscene fantastiche di grande poesia, l’hanno resa celebre in tutto il mondo. Le sue marionette sono oggetto di esposizioni in Italia e all’estero. Oggi, nella antica casa romana di Trastevere, tutta la storia artistica della illustre “burattinaia” è custodita con amore da Giuseppina Volpicelli, sua primogenita, attrice, autrice e regista della   Compagnia Nuova Opera dei Burattini, fondatrice del Teatro Verde di Roma, nonché curatrice della Collezione Signorelli.

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Giuseppina Volpicelli, che ricordo ha di sua madre ?

C’è una cosa su cui ho riflettuto poco tempo fa: la mia mamma faceva mille cose, viaggiava e non si interessava se io bambina avessi mangiato o messo la maglietta di lana, non era presente in questo senso, ma io la sentivo così vicina nella mia vita come se mi avesse accompagnato passo passo, e questo mi succedeva anche da grande. E’ stata comunque una donna che ha accompagnato la mia vita. Mi ricordo che potevo fare tutto, potevo andare nei suoi armadi, prendere un suo abito da sera, potevo giocare con le sue marionette. Era un tipo molto silenzioso, non alzava mai la voce, ma si faceva tutto quello che voleva lei.

A Maria Signorelli come è nata la passione per il teatro di Animazione?

E’ nata durante l’ infanzia nel suo ambiente familiare, e alimentata da sua madre, la scrittrice lettone Olga Resnevitch, appassionata di teatro e biografa di Eleonora Duse, amica di Pirandello, Malaparte, nel suo salotto letterario e artistico, e da suo padre, Angelo Signorelli, medico e collezionista di artisti contemporanei. Fin da bambina è stata molto attirata da come i materiali si possano trasformare, per cui lei con fili d’erba, pezzetti di legno, costruiva pupazzetti e tanti altri oggetti. Nella casa romana dei genitori di mia madre, in via venti settembre, al primo piano c’era lo studio radiologico di mio nonno, e c’era un giardinetto. A lei piaceva passare davanti alla finestra che era un pò alta dove c’era la sala d’aspetto e per lei era come un teatro, lei era l’attrice e tutti la guardavano…

I primi burattini ispirati al futurismo Maria Signorelli li espose, nel 1929, nella Casa d’Arte Bragaglia. Allora ventenne, era aiuto regista di Anton Giulio Bragaglia nel suo Teatro degli Indipendenti e   dopo questa prima, esposizione andò in mostra a Parigi presentata da De Chirico e successivamente soggiornò a lungo a Berlino.

Andò   a Berlino a studiare per un anno e per una nuova esposizione. Poi però tornò e allestì numerosi spettacoli al teatro degli Indipendenti con Bragaglia e ideò il Pluriscenio M: un teatro costruito con sette palcoscenici molto apprezzato da Bragaglia e Marinetti. Nel ’37 iniziò i suoi primi spettacoli di burattini. Decise poi di allontanarsi dalle scene per sposarsi e dedicarsi alla famiglia. Quando nacqui io, dopo la seconda guerra mondiale, pensò che io non avessi niente di tutte le cose meravigliose che lei aveva avuto: il teatro, le mostre, i balletti, i concerti, il contatto con personaggi di cultura dell’epoca e ritenne con mio padre che anche io dovessi godere di queste bellezze. Entrambi misero su una rappresentazione , ideata per me che avevo appena un anno, “Cappuccetto rosso” ed invitarono tanti amici che incominciarono a sollecitare mia madre a riprendere la sua attività artistica.

Maria Signorelli si lasciò convincere a ritornare al suo teatro e nel 1947 fondò la Compagnia ” l’Opera dei Burattini” con la partecipazione di artisti   importanti come Lina Wertmuller, Gabriele Ferzetti, Enrico Prampolini, Ruggero Savinio, Toti Scialoja, Roman Vlad, Giuseppe De Martino.   Come avvenne questo ritorno al Teatro di Animazione?

Mia Madre, accompagnata da mia nonna, andò da Pietro Scharoff, che aveva fondato l’Accademia d’Arte Drammatica allora frequentata da nomi celebri come Carmelo Bene, Lina Wertmuller ecc… e gli chiese se poteva fare un esperimento, creare una piccola Compagnia   di artisti, sempre di marionette, per mettere in pratica lo studio fatto in Accademia e chi studiava regia avrebbe fatto il regista, chi studiava scenografia lo scenografo e così via. Molti artisti vollero lavorare con lei in questo esperimento e fu un’ esperienza per loro molto proficua, tanto che Lina Wertmuller ne afferma sempre l’importanza per la formazione artistica, sua e di tanti altri colleghi. Musicisti importanti hanno fatto le musiche originali per lei: Porrino, Casella, Roman Vlad , Ennio Moricone, così valenti scenografi come Ruggero De Chirico, grandi nomi. Carlo Verdone, che è venuto da noi giovanissimo, sostiene di avere imparato moltissimo da questa esperienza, l’importanza della voce, l’energia, perché il pubblico non vede l’animatore che muove, ma il prodotto della sua animazione. Avviene come un processo di trasformazione e tu diventi completamente il personaggio che muovi con i fili. Mi vengono in mente delle rappresentazioni meravigliose, un “Arlecchino servitore di due padroni” e una “Tempesta ” di Shakespeare davvero straordinaria. Mia madre, per fare il mare, aveva inventato tutti teli che si alzavano e abbassavano ritmicamente ondeggiando… Credo che Scharoff   le abbia poi dato una Cattedra sul Teatro di Animazione. Ricordo che negli anni cinquanta la nostra casa   era frequentata da tutti i personaggi più rappresentativi della cultura italiana del novecento.

Come è nato l’impegno didattico di Maria Signorelli al DAMS di Bologna?

Da un esperimento nacque la Cattedra di Animazione al DAMS di Bologna e lei ricevette l’incarico di docente honoris causa. E’ stata amata e seguita da tutti. Era il sessantotto, il periodo della contestazione e lei studiava meticolosamente i lavori portati dagli attori. Ha formato delle compagnie. Del teatro conosceva ogni cosa, in più era una grande psicologa. Divenne molto famosa con i balletti interpretati dai burattini, mise in scena il Bolero di Ravel, il minuetto di Boccherini e fece delle tournée meravigliose realizzando più di cinquanta balletti diversi.

E’stata autrice negli anni cinquanta e sessanta di diverse trasmissioni radiofoniche e televisive partecipandovi.

Erano veramente tantissime, quasi giornaliere le trasmissioni. Ricordo “Un pomeriggio all’Opera”, “Giochiamo al teatro”, in cui faceva vedere come si costruisce un burattino.

Maria Signorelli, personaggio poliedrico, è stata anche scrittrice.

Ha scritto molto sul teatro di Animazione, sugli spettacoli dei burattini.   E’ interessante un suo libro di ricerca su Gaetanaccio, burattinaio degli inizi dell’ottocento, famoso Pulcinella romano, che per dire sempre la verità finiva immancabilmente in prigione. Lei acquistò proprio dagli eredi il Pulcinella di Gaetanaccio originale, quello che si vede nelle stampe di Pinelli.

Lei, primogenita di Maria Signorelli, ha seguito l’attività artistica di sua madre?

Io ho diretto la Compagnia dal settantaquattro. Lei era molto orgogliosa di me. A Roma al Teatro Verde, ho fatto spettacoli occupandomi dei bambini, entrando nella loro psicologia e cercando di colpire la loro fantasia. Mi occupo della collezione delle marionette, pregiatissima, di oltre cinquemila pezzi che vanno dal settecento al novecento, con venticinque sezioni costituite da maschere, presepi, marionette italiane e di tutto il mondo.

Ha qualche aneddoto da raccontare?

La mia prima apparizione in palcoscenico: mi prese Lina Wertmuller e mi fece fare una cicogna a Castel Sant’Angelo. Mia madre realizzò per me un costume da cicogna veramente meraviglioso. Io ero terrorizzata, non dovevo parlare, ma muovermi, agitare le ali. In seguito ho capito però che se dovevo recitare, a costo di morire, non dovevo vergognarmi!

Sabina Caligiani

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