Maria Caporaso, mamma coraggio che si è incatenata al palazzo della Regione per difendere i diritti dei suoi due figli disabili
Dopo le numerose polemiche degli ultimi mesi riguardo le staminali e il metodo Vannoni, la disabilità torna sulla pagine di cronaca. È la storia di Maria Caporaso quella che in questi giorni sta facendo discutere, una mamma coraggio. La 73enne originaria di Cento (Ferrara), si è incatenata in segno di protesta, a Palazzo Balbi, sede ufficiale del Presidente della Regione Veneto e della Giunta regionale. Compiendo questo gesto per la seconda volta, a distanza di venti giorni, la donna chiede che i due figli disabili, affetti da una malattia ereditaria, vengano trasferiti in una struttura a Montagnana (Padova), la Fondazione Franchin Simon, in modo da potersene occupare coadiuvata dalla figlia minore.
Maria Caporaso, una mamma coraggio – La previa richiesta della donna riguardo al trasferimento del primogenito, attualmente ospitato dalla struttura La Coccinella Gialla di Cento, era già stata presa in considerazione e discussa in una riunione, alla presenza di Enrico Treggiari, responsabile socio sanitario, membro dell’Asl. Il trasferimento previsto per il 3 giugno, precedentemente accettato dalla Caporaso, adesso non si adatta più alle necessità della donna, che fa leva sull’impossibilità di coprire la distanza tra Cento e Monselice, sede della struttura in cui è ospitata l’altra figlia. L’Asl, inoltre, si rifiuta di concedere un sussidio economico per il mantenimento di almeno uno dei due figli.
L’intervento della Regione – La Caporaso è stata prontamente condotta negli uffici della Digos e ascoltata da alcuni dirigenti delle Politiche sanitarie. Nei prossimi giorni verrà informato il prefetto per tentare di ottenere il trasferimento del figlio maggiore, il 47enne Vincenzo. La questione della secondogenita, secondo quanto stabilito dalla legge, è complicata. Il dottor Treggiari spiega come “in situazioni analoghe, l’ultima parola spetta alla regione di residenza della disabile prima dell’arrivo di questa in qualunque struttura adeguata ad accoglierla. La 44enne Luigia, prima del ricovero, risultava residente nel comune di Mestrino di Padova. Il contenzioso tra le regioni Veneto ed Emilia-Romagna può essere risolto senza gravosi problemi con un incontro tra i due governatori”.
La forza di questa donna è degna d’ammirazione. La sua storia, e la sua forza di volontà sono un messaggio importante per tutte le persone che vivono situazioni simili, che spesso passano inosservate, oscurate da notizie e problematiche più generali e d’interesse comune. Ci auguriamo che questa vicenda dia una scossa a questo sistema eccessivamente burocratico, in modo da semplificare le procedure e rendere più agevole la vita di queste famiglie.
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