Riprende la protesta delle Madri nella Crisi: la lotta contro il precariato
Madri nella Crisi – La protesta è iniziata il 30 giugno, quando un gruppo di ex lavoratrici, assistenti sanitarie, del Policlinico di Milano decide di opporsi al licenziamento, che le ha fatte automaticamente diventare delle Madri nella Crisi. Grazie all’aiuto dell’USB (Unione sindacati di Base) hanno portato avanti la loro battaglia, per dire basta al precariato e al contratto interinale che erano costrette a firmare da vent’anni, rinnovato di mese in mese, e per chiedere pari dignità e riconoscimento del loro ruolo all’interno del personale sanitario. Infatti, il licenziamento è giunto improvviso, dopo anni di lavoro, e senza alcuna giustificazione.
La protesta – Gli atti di protesta sono stati numerosi. Da quel famoso 30 giugno, il più eclatante: l’occupazione del tetto del Policlinico, sul quale le precarie sono rimaste per sessanta giorni. E poi distribuzione di volantini, presidi, manifestazioni; l’occupazione dell’EXPO Gate in Piazza Cairoli: “Abbiamo deciso di incatenarci al Gate di EXPO 2015, l’evento grazie al quale i soldi che vengono tagliati alle pubbliche amministrazioni, finiscono nelle tasche del malaffare e dei corrotti.” Ma queste donne, che hanno le idee molto chiare, nonostante la sostanziale diffidenza e indifferenza della politica al loro problema, annunciano che la protesta non è finita: oggi 4 settembre è prevista una manifestazione in piazza a Milano, per far sentire ancora una volta la voce delle Madri nella Crisi. Altra grande giornata di mobilitazione, poi, è prevista per l’8 settembre, di fronte alla clinica Mangiagalli in via della Commenda.
Madri nella Crisi nei mass media – Una battaglia importante, che dal particolare non può che estendersi e riguardare in maniera più ampia tutti i lavoratori e le lavoratrici che ogni anno subiscono gli effetti della crisi in ambito sanitario e nell’impiego pubblico. Eppure, i mass media non hanno dato il giusto rilievo a questa protesta, che del resto è ancora in corso seppure sotto altre forme. Così come poco si è parlato di un’altra occupazione segno dei tempi: quella delle tredici di Firenze. Il silenzio della politica e dei mass media, però, non scoraggia queste donne: “colpiremo, uno alla volta, tutti i responsabili del nostro dramma. Colpiremo chi in questi 60 giorni, dimostrando distanza dai problemi reali, ha tentato di ingannarci con inutile promesse o incontri di circostanza.”
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